È da un paio d’anni che girano sponsorizzate sui social in cui vengono promessi milioni a chi (seguirà il corso) pubblicherà in self-publishing.

In genere si parla di Amazon, che è la piattaforma più usata da noi indie, e anche io farò così, generalizzando.

Ma è proprio vero che pubblicando su Amazon si possono fare soldi (e le sponsorizzate che vedo parlano di tanti soldi)?


cat climbing a stack of books
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Amazon per milionari

Ebbene sì. Che si tratti di testi generici, di testi creati con l’IA o di “libretti” (come vengono chiamati spesso i low content books, ossia libri con poco contenuto, come agende, ricettari…), è possibile in poco tempo pubblicare e fare soldi.

Sono quasi d’accordo con la prima asserzione, per nulla con la seconda.

Perché, se è relativamente facile pubblicare su Amazon/ecc., un po’ meno lo è guadagnare, e guardati da chi ti promette invece il contrario.

In effetti, spesso non viene detto tutto quello che c’è dietro alla pubblicazione su Amazon/ecc.

Punto 1: pubblicare non è vendere

Penso sia chiaro anche per il neofita più neofita che esista (un po’ come lo sono io per il trading, ad esempio).

Partiamo già dai verbi, che indicano una cosa diversa: pubblicare è “[r]endere di pubblico dominio per mezzo della stampa” (Treccani); mentre vendere è “[t]rasferire ad altri la proprietà di una cosa, di un bene o di un diritto, contro il corrispettivo di un prezzo” (sempre Treccani).

Due passaggi diversi e, possiamo dire, spesso sequenziali: prima si pubblica, poi si vende. O, per vederla sotto un altro profilo, non si può vendere senza prima aver pubblicato qualcosa (ma si può vendere senza pubblicare: è il caso della prevendita, di cui però non parlerò in questa sede).

E vendere, abbiamo visto, è trasferire ad altri la proprietà di una cosa (in questo caso il libro), contro il corrispettivo di un prezzo (pagato dall’acquirente). Quindi, non parliamo di regalare o spedire copie per recensioni.

Pubblicare non è vendere. Punto. E già con questa micro-argomentazione potrei chiudere l’articolo.

Ma andiamo avanti.

Punto 2: un libro non si vende da solo

Ricordo ancora, tempo addietro, una piccola litigata con uno scrittore, che gentilmente mi aveva contattata per dirmi che era uscito il suo libro e, pochi giorni dopo, questa volta poco gentilmente, mi aveva di nuovo scritto dicendomi che il libro era stato rimosso dalla vendita, perché non lo aveva comprato nessuno (premetto che io non lo avevo aiutato a fare nulla).

Quanti libri vengono pubblicati al giorno? Dello stesso argomento? Di argomenti diversi? Quanti libri in self-publishing vengono pubblicati al giorno? Lascio a te la risposta. Se dici dieci forse sbagli, se ti avvicini a una cifra con qualche zero forse ci azzecchi.

Pubblico io, pubblichi tu, pubblicano i miei venti gatti, pubblica l’intero Comune dove risiedo… lo stesso giorno. Pensi davvero che, pubblicando soltanto, il libro venga acquistato… ma che dico: anche soltanto visto?

Certo che no. (Questione a parte con le sponsorizzate di Amazon, di cui non parlerò.)

L’autore, soprattutto se self-publisher (ma anche con casa editrice, purtroppo), deve vendersi (vendere il libro). Ossia, promuoverlo (anche con le sponsorizzate di cui sopra). Non può sedersi sul divano, guardare Nudi e Crudi (o altro) e aspettare che Amazon/editore/altra piattaforma lavori per lui. Può farlo, magari se l’autore è arcinoto (parliamo di big), ma se, come me, sei mezzo-nessuno, è impossibile (volevo mettere il “praticamente” ma poi Cristoforo mi ha guardata male: non usarne troppi e dammi le crocchette!)

Come in altri articoli di questo sito, in casi come questi generalizzo per focalizzare il problema, ma è chiaro che capita di pubblicare e vendere subito. Ma ahimè quando scrivo di questo cose devo sempre vedere “il bicchiere o mezzo pieno o mezzo vuoto”, senza sfumature.

E quindi, punto 3, logica conseguenza del 2.

Punto 3: vendere non è guadagnare

Eh, sì.

Anche se ti promettono che (seguendo i loro corsi) diventerai un biliardario come il buon Pirozzi, vendere non è guadagnare.

Soprattutto perché, di nuovo purtroppo, numerosi self-publisher vendono, ma non guadagnano.

Va fatto anche qui un distinguo: quando parlo di “guadagnare”, nell’accezione che leggo sulle sponsorizzate, parlo di cifre a doppio, triplo zero. Non i miei cinquanta euro al mese derivanti dai miei manuali.

Ritorniamo al discorso di cui sopra: quello che non ti dicono (o, se lo fanno, è molto a latere) è che dopo aver pubblicato, se vuoi vendere, e vuoi guadagnare, dovrai impegnarti molto, e non è detto che, pur impegnandoti, le cose vadano come sperato.

È la dura legge del mercato (il libro è un prodotto come gli altri).

Conclusioni

Sto parlando in termini generali e non ce l’ho con nessuno

(sì, invece, ma taccio)

però vedo ancora tanta disinformazione in giro su Amazon, sulle sue vendite e sul self-publishing, e mi dispiace. Perché, come sono caduta io nella trappola di fidarmi di false promesse (il mio nome completo è Emanuela Tonno Navone), in molti ancora ci cadranno.

Spero che questo palloso (lo so) contributo serva, magari, a qualcuno.