Una giornata iniziata come le altre si trasforma ben presto in un incubo.
Il sole sembra scomparso, l’aria puzza di stantio e gli abitanti di un piccolo borgo iniziano a ricevere strane visite, che ben presto li faranno piombare in un abisso di sconcerto e terrore.
Solo alcuni si bloccheranno sul precipizio e tenteranno di sfidare qualcosa più grande di loro.
Con l’unica certezza: in questa buia notte, anche un abbraccio può essere letale.


Ottimo horror dalla trama originalissima. Brava!

Stile che coinvolge, rapisce e ti fa sentire parte integrante della storia. Peccato per il numero limitato di pagine, avrei continuato a leggere ancora e ancora.

Ilaria Caserini

Il tema dei morti che ritornano è senz’altro uno dei più inquietanti della narrativa horror; anche Emanuela Navone si serve di questa idea, usando però particolari originali e inediti.

Il buio e la nebbia sono i due elementi dell’ambientazione che, in modo molto efficace, fanno da sfondo a tutto il racconto; ma l’autrice riesce a dare a essi una ulteriore e interessante connotazione: leggendo si ha infatti l’impressione che la nebbia e il buio che accompagnano tutta la storia assumano quasi il ruolo di personaggi veri e propri, altrettanto vivi e “pensanti” di quanto non lo siano i protagonisti del racconto.

La nebbia accompagna il cammino dei morti, in un buio che sembra uscito dalle porte dell’inferno. È forse l’ombra di Cthulhu che scorgo tra le case deserte?

Lorenza Falcinella

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