Cronache di Miagola

Cronache di Miagola è una rubrica miagolosa. Siccome i miei gatti hanno manie di protagonismo, di tanto in tanto vogliono dire la loro. Per questo ho creato una rubrica tutta per loro. Attenzione, però: sono molto cattivi, quindi leggete a vostro rischio e pericolo.

Nel corso del suo lungo peregrinare che chissà dove l’avrebbe condotta (di certo non a casa), Gutta La Gatta si imbatté in uno strano paese: Writerlanda.

Sconfinato, si perdeva a vista d’occhio, e le case con i tetti a punta rossi si arrampicavano verso cielo a volerlo bucare. Era appiccicato contro un monte, come se temesse il fiume sottostante e trovasse nei sassi duri come denti un conforto.

Gutta La Gatta, incuriosita come tutti i felini, oltrepassò l’arco in pietra domandandosi cosa avrebbe trovato — sperava in un buon paté e anche in qualche bel maschio.

Purtroppo la prima bottega davanti a cui si fermò, attratta da un irresistibile odore di carne alla brace, fece scemare il secondo motivo per cui si era messa in cammino.

Il maschio era maschio sì, ma in là con gli anni e troppo bianco. Pareva un pupazzo di neve sporca. Disse di chiamarsi Gus e la invitò a guardare i libri che esponeva in cassette da frutta riverniciate.

“Di che genere sono?” volle sapere Gutta La Gatta, visto che leggeva solamente saggi su come intortare i padroni.

“Non importa il genere, ma ognuno di questi libri è il migliore. Non troverai altro più spettacolare di questi.”

La Gatta era dubbiosa, e mentre Gus (da lei soprannominato il Bianco) si sperticava in salamelecchi lodando le sue fatiche, occhieggiava qua e là per la bottega.

Un tripudio di copertine colorate emergeva da dentro le cassette da frutta, i titoli dorati recitavano aulici titoli quali “Su dolci flutti si immerse il mio amore” o “Ti parlo ti penso ti vivo”.

Di certo nulla che potesse interessarle.

“Che cosa ti piace leggere?” le domandò Gus il Bianco con voce suadente, la testa allungata verso di lei.

Gutta La Gatta arretrò: l’alito puzzava di tonno andato a male. “Mah, io…”

Ma il grosso gatto bianco non la lasciò parlare: “Quale che sia il tuo genere, questi libri sono così spettacolari che una volta iniziati non potrai farne a meno.”

“Davvero?”

“Più che vero.” E le allungò davanti al muso perplesso una ridda di segnalibri e altri ammennicoli, sventolandoli come un mazzo di carte.

“Posso guardarli con calma?” Gutta La Gatta li osservava con un misto di preoccupazione e scetticismo. “Adesso voglio visitare il paese.”

Gus il Bianco sfoderò un sorriso che nemmeno lo Stregatto. “Certo, ma sono certo che tornerai presto. I miei libri stregano tutti, da quanto sono entusiasmanti.”

La Gatta uscì dalla bottega, osservandone la facciata: ‘Da Gus i sogni diventano realtà’.

Trotterellò lungo la strada e si fermò in una piazza. Dopo aver preso un quadernino dallo zainetto blu che portava sempre con sé, iniziò a scrivere.

Il primo autore di Writerslandia rispecchia i cosiddetti “gasati”: scrittori e scrittorucoli che credono nei loro libri… forse troppo. Ne sovrastimano i pregi e sminuiscono i difetti, e nessuna critica li distoglie dal loro chiodo fisso: sono i migliori, e nessuno potrà eguagliarli. Si sanno però vendere bene e ottengono ottimi risultati nel marketing diretto. Da seguire per imparare le tecniche di vendita.

Gutta La Gatta ripose tutto nello zainetto e riprese il cammino alla scoperta di Writerslandia.

[To be continued]