Come nasce un romanzo?

Chiunque tra voi saprà che alla base di un romanzo c’è qualcosa.
Un sogno fatto di recente.
Un’immagine che ci è rimasta impressa.
Un ricordo.
Un evento che ci ha colpiti.
Insomma, un’idea.
Ma come far diventare questa idea un romanzo?
Non basta sognare che all’improvviso dal cielo spuntano degli artigli e fanno strage, che un’onda anomala invade una cittadina, che uno sconosciuto ti segue e così via.
Non basta accorgersi della porta di legno tutta sgangherata che si trova nel nostro scantinato.
Non basta ricordarci che quando eravamo piccoli ci picchiavamo spesso con il maschiaccio della scuola.
Non basta ripensare all’11 settembre.
Bisogna avere un’idea.

Come sviluppare un’idea?

Mi piace parlare per esempi e trovo che sia più stimolante e che renda meno noioso un articolo.

Poniamo il caso che, recandoci a casa (o in biblioteca o al parco o dove volete voi) ci balzi all’occhio che dalla finestra del condominio di fronte qualcuno ci sta osservando e che, appena noi ricambiamo lo sguardo, si nasconda dietro le tende.

Questo fatto può passare inosservato ai più, ma magari a noi rimane in mente. E decidiamo che ci piace e che vogliamo scriverci un racconto (o un romanzo).
Ecco, abbiamo un’idea. Ma non basta, ovviamente. Riportando su carta quello che abbiamo visto, magari infarcendolo di mille cose, ci verrà al massimo una pagina, due? E poi? La cosa muore lì.
Dobbiamo partire da questa idea e sviluppare una trama.

Tornando al nostro esempio, immaginiamo che l’uomo che ci stava osservando sia un marito depresso che attende l’arrivo della moglie per comunicarle che ha perso tutti i loro risparmi al Lotto. La moglie lo lascia e lui la uccide.

E’ già una buona base di partenza, ma non basta.
Che cosa manca?

Le idee che contano

Che cosa differenzia una buona idea da una cattiva? Nulla, se non il modo in cui essa viene sviluppata.
Sappiamo tutti che una buona trama deve essere strutturata in un determinato modo (e qui vi lascio il link dell’articolo di Imbrattacarte su come costruire una trama) e che vi deve essere un conflitto che spinge il protagonista ad agire in una certa maniera (si veda ad esempio l’articolo di Bonifacci). L’assenza di questi due elementi giocherà a nostro sfavore.
Il lettore è portato ad annoiarsi (o arrabbiarsi) se una trama è eccessivamente confusionaria o se non succede nulla per il quale valga la pena continuare la lettura.
Quindi, nell’elaborazione della nostra idea, dobbiamo spremerci le meningi e tirare fuori qualcosa. Partire dal conflitto del protagonista è un passo avanti.

Nell’esempio di prima, lo sfortunato marito vorrebbe smettere di giocare e trovarsi un lavoro serio, ma ogni volta ricade nel vizio. Sa che continuando così perderà sua moglie e non può permetterselo perché la ama e la sua vita senza di lei non avrebbe senso. Il nostro uomo, quindi, ha paura di perdere la sua donna. E ha anche paura di se stesso, di quello che è diventato a causa del Lotto.

Abbiamo sviluppato un potenziale conflitto per il nostro protagonista. Proviamo ad andare avanti, costruendo una trama.

Il nostro uomo è rovinato dal gioco. Quando rivela alla moglie che ha sperperato tutti i loro averi, lei lo lascia. Lui fa di tutto per farsi perdonare e cerca di smettere di giocare, ma non riesce. Quando scopre che la sua ex moglie si è rifatta una vita con un altro uomo, non ci vede più dalla rabbia e la uccide. Viene imprigionato ma sarà proprio nel carcere che si svilupperà la sua redenzione: finalmente capirà dove ha sbagliato nella sua vita.

Questo primo abbozzo di trama, che sicuramente poi modificheremo o ingrosseremo durante la scrittura, è per farvi capire come, da una piccola idea, possa nascere una narrazione complessa.
Non tutte le idee, badate bene, ci portano a una trama decente: se ci accorgiamo che non stiamo andando da nessuna parte, lasciamo perdere la nostra idea e buttiamoci su altre strade.

Idee e temi

La nostra idea per un romanzo può arrivare anche se abbiamo intenzione di dire qualcosa. In altre parole, se vogliamo trattare di un determinato tema. Ad esempio la violenza nelle scuole, la pedofilia, l’amore tormentato, ma anche il rapporto tra uomini e animali, l’affetto tra sorelle, etc.

Ritornando al vecchio esempio, potremmo aver deciso di scrivere un romanzo che tratta del gioco e dei problemi che da esso derivano.

Un libro che ho di recente terminato (Niente è come te di Sara Rattaro) parla della sottrazione di minori raccontando del difficile rapporto tra un padre e sua figlia. Altri temi sono più “velati”, ma possiamo intuirli o interpretarli. Ad esempio tempo fa ho letto Desperation di Stephen King e ho notato molti riferimenti alla religione e a Dio, che si trovano anche in uno di racconti delle cronache di Narnia.
Insomma, sicuramente molti romanzi non hanno un’idea (o non hanno solo un’idea) ma sono anche mossi dal desiderio di parlare di qualcosa.

Riassumendo

  1. Possiamo essere attratti da qualsiasi cosa che ci fa scattare l’interruttore del cervello e dire: “To’, quasi quasi ci scrivo qualcosa!”
  2. Non tutte le idee portano a una trama; è meglio abbandonare quelle che non conducono da nessuna parte
  3. Le idee devono essere sviluppate bene se si vuole avere un romanzo solido: trama e conflitto
  4. Possiamo scrivere spinti non solo da un’idea ma dalla volontà di parlare di un determinato tema