Pulisci il tuo testo in 10 passi

In ogni testo, che sia di narrativa o un saggio, a fine stesura occorre fare pulizia.

Eliminare, cioè, tutti quegli elementi superflui e che appesantiscono la lettura.

Li vediamo oggi.


Photo by Beatriz Pérez Moya on Unsplash

10 piccoli elementi superflui

Nel suo libro “Desperate Writers – Vademecum per scrittori irriducibili”, Bruna Graziani parla di setacci.

Quando hai voglia di riprenderla in mano [nb. la farina grezza], è quello il momento di armarsi di un robusto setaccio. Intrappola le scorie più grossolane e lascia cadere nella ciotola il resto.

Cosa rimane intrappolato tra le maglie? Una quantità inimmaginabile di scarafaggi.

Ecco quali sono.

Premesse

Meglio essere diretti ed evitare arrampicate sugli specchi del tipo “premetto che quanto ho scritto non è del tutto farina del mio sacco ma ne ho in parte attinto…” o “quello di cui sto per raccontarvi lo scritti in piena adolescenza e…”

Più sei diretto e meglio è.

Non scrivere: “Mi ricordo che quel giorno pioveva”.

Scrivi: “Quel giorno pioveva”.

Se è un tuo ricordo lo capiremo sicuramente leggendo.

Punti esclamativi e puntini sospensivi

“Scarafaggi pelosi e puzzoni”.

In effetti se usati in sovrabbondanza puzzano parecchio.

I punti esclamativi denotano un’esclamazione. E basta.

Non vanno messi a ogni frase o dialogo né occorre metterne più di uno: in tutti i casi in cui vuoi far vedere che il tuo personaggio è arrabbiato, spaventato o altro, mostralo.

I puntini di sospensione, rigorosamente tre, vanno usati con altrettanta parsimonia: per indicare una frase in sospeso, un’interruzione, eccetera.

Parentesi

Umberto Eco scrive: ” Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso”.

In effetti quando studiavo noiosi testi di diritto evitavo sempre il contenuto delle parentesi perché mi sembrava di importanza minore rispetto al resto.

E purtroppo non sono l’unica a pensarlo.

Meglio quindi ridurne l’utilizzo al solo essenziale.

Virgolette

Se c’è una cosa che odio è quando si mimano le virgolette con le dita.

E lo odio ancora di più quando leggo che un personaggio mima ‘ste virgolette, e pure il dialogo le contiene.

“Preferirei evitare situazioni ‘spiacevoli'” disse Maria mimando le virgolette con le dita.

Orore!

Limita le virgolette ai dialoghi, alle citazioni, a parole dialettali o gergali o tecniche.

Se vuoi enfatizzare qualcosa, usa il corsivo, sempre con parsimonia.

Commenti

Commentare quanto scrivi può andare bene se stai usando un narratore onnisciente e quindi puoi permetterti, diciamo così, di entrare nella storia e dire la tua… però sempre senza esagerare.

Questo succede anche con gli altri punti di vista: limita i commenti, in questo caso, alla prospettiva del personaggio che stai usando.

Se usi un narratore esterno che ne sa meno dei protagonisti, invece, i commenti sono da bandire.

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Cliché, frasi fatte, luoghi comuni

Infarcire il testo di cliché, frasi fatte e luoghi comuni non solo è noioso, ma mostra anche una scarsa fantasia.

Perché limitarti a copiare quanto dice la massa? Qualcosa può anche essere nero come lo schermo spento dell’iPhone e non come il carbone. E puoi sbadigliare come un gattino sazio e non come un leone.

E perché scrivere che ci sono quaranta gradi all’ombra quando puoi dire che fa così caldo che il gelato che hai comprato si è sciolto quasi subito?

Tautologie e pleonasmi

Usi una tautologia se esprimi un concetto usando il medesimo concetto: meglio essere vaghi, dire il meno possibile. Mi fa male il mio piede.

Il pleonasmo è qualcosa di ridondante: scendo giù dalle scale. Entro dentro casa.

Ripetizioni

Il dizionario dei sinonimi è utile in questo caso, però occhio a non esagerare con termini forzati per non avere la ripetizione.

Sento che qualcosa non va come dovrebbe andare. Mi sento stanco, spossato, stremato. Meglio che vada a casa, non mi sento bene.

Riscrivi questa frase usando meno ripetizioni possibili!

Termini e frasi deboli

Secondo la Graziani, noi donne abbiamo tendenza a infarcire i nostri testi di termini… poco coraggiosi.

Frasi di conferma (va bene, no?), dubbi (forse, può darsi), botta e risposta (volete sapere cosa ho fatto ieri? Ho bevuto dieci shottini!), vezzeggiativi e diminutivi (le afferrò le manine e insieme entrarono nella casetta), doppia negazione (non posso dire di non saper guidare).

Sempre la Graziani ci esorta a essere più coraggiose e dirette!

Verbi servili

Potere, dovere.

Se puoi, evitali.

Maria poté andare a casa diventa Maria andò a casa.

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