Lo scorso luglio è uscito il primo libro della collana Policromia, che gestisco in collaborazione con PubMe.

Si tratta de “L’ultimo sorriso”, il primissimo romanzo di Alfonso Pistilli, un autore meritevole che ha deciso di intraprendere la via della scrittura con un libro che tratta temi difficili, quali droga, prostituzione, scommesse calcistiche.

Nel mio articolo di presentazione del libro ho parlato della sua trama e ho inserito un estratto; oggi, invece, dedico questo spazio a un approfondimento sui personaggi che popolano “L’ultimo sorriso”.

Lascio quindi la parola ad Alfonso, che ci svelerà qualcosa in più sui suoi protagonisti.

Alfonso Pistilli

 

Di solito quando creo un personaggio rubo un po’ in giro, cerco aspetti particolari delle movenze o del carattere delle persone. Ho la fortuna di avere la dote naturale di riuscire a cogliere alcune cose apparentemente insignificanti, ma che invece rivelano molto delle persone, soprattutto della loro personalità.

Vi parlo un po’ dei personaggi che hanno popolato “L’ultimo sorriso”, che si sono incazzati, hanno pianto, hanno riso, hanno vissuto.

Quando ho iniziato a scrivere non sapevo nemmeno io di averla, semplicemente non facevo caso a tante cose. Quando poi ho iniziato a mettere su carta mi sono reso conto che quei particolari erano nella mia mente così forti da liberarsi immediatamente, bastava solo farci veramente caso.

Faccio una premessa: nessuno dei personaggi presenti nel romanzo è interamente ispirato a una singola persona, li ho creati mixando gli ingredienti come si fa con un frullatore.

Cominciamo da Alessandro, che è protagonista e narratore della storia. Alessandro è nato assieme alla storia, quindi mi sono sentito un po’ libero di disegnarlo. Gli altri invece sono stati tutti costruiti per servire alla storia.

La caratteristica fisica principale è la folta chioma di capelli ricci, che nasce da un’innegabile invidia, visto che sono calvo da almeno vent’anni. Ma se chiedessi anche a chi ha già letto “L’ultimo Sorriso” sono sicuro che non hanno una immagine definita di Alessandro. Questo perché io ho voluto tratteggiarlo con alcune caratteristiche identificative, ma poi ho lasciato che ognuno lo definisse nella sua mente a seconda dei propri schemi mentali.

Ciò che mi ha catturato senz’altro più tempo e attenzione è stato il suo aspetto psicologico caratteriale. Non anticipo nulla se dico che l’ho disegnato come un ragazzo comune, con le sue insicurezze che lo fanno apparire lo “sfigato” del gruppo. L’intenzione era quella di lanciare un messaggio, che ognuno di noi può, e aggiungerei deve, giocarsi le sue opportunità, possibilmente abbattendo le proprie difficoltà.

C’è qualcosa di me in Alessandro? Ecco forse qualcosa sì. La voglia di lottare e non abbandonare mai.

Chi è invece Alessandra? Ho volutamente dato lo stesso nome al femminile per accomunarli anche caratterialmente. Non c’è una vera descrizione fisica di Alessandra per lo stesso motivo precisato per Alessandro, piuttosto ho voluto dare evidenza a un aspetto molto comune nelle coppie di ragazzi che, crescendo insieme, finiscono per dover necessariamente tracciare delle tappe imposte da ciò che la società ritiene essere “normale”.

Mi serviva un personaggio femminile che desse l’idea di una storia solida contrapposta all’amicizia tra Alessandro e Halina, un’amicizia non propriamente nei canoni, tra un ragazzo e una prostituta.

Così come mi serviva un gancio per l’evoluzione del protagonista, quindi è cose se avessi plasmato Alessandra alle sembianze di lui e alle necessità della trama.

L’intento era quello di creare nel personaggio un paradosso di fondo, l’aspetto di chiusura e gelosia infantile delle coppie nate quando si è ragazzini, alla maturità, che poi assume, da persona intelligente, nel prosieguo della storia.

Ho accennato all’amicizia tra Alessandro e la escort, Halina.

Halina è una ragazza lituana in Italia per fare la prostituta.  Fisicamente non corrisponde a nessun personaggio vivente, ma rispecchia nelle descrizioni la tipica bellezza del nord-est europeo, con lineamenti non troppo marcati e colori chiari.

Ho costruito volutamente un personaggio entro i canoni, se vogliamo anche banali, del comune pensiero, prostituzione, calciatori, droga e bella vita. L’ho fatto perché a questi aspetti volevo contrapporre un’umanità e una sensibilità di persona che anche una donna che fa la prostituta potrebbe avere, coltivando un’amicizia vera e sincera con un uomo, senza che mai questo rapporto sfociasse in nulla più che quello. La domanda che mi ha mosso in questa scelta è stata: Perché no?