Continua la serie di interviste ad autori grandi e piccini.

Dopo Maria Cristina Pizzuto e Marina Atzeni, oggi ho il piacere di ospitare Leah Weston, autrice prolifica di romance M/M.

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Ciao, innanzitutto parlaci di te. Chi sei nella vita di tutti i giorni, oltre a essere autrice?

Ciao e grazie per avermi ospitata nel tuo blog.

Sono una donna di 37 anni nata e cresciuta a Milano, dove vivo tutt’ora. Lavoro part-time, ho un compagno, tre figli, un cane e una gatta. Sono una delle responsabili del blog “Emozioni fra le pagine”, dove gestisco il settore romance m/m e lgbt+, e sono la creatrice di “Imagine Art”, una pagina di servizi di grafica, rivolta soprattutto agli autori.

Domanda secca e banalotta, ma te la faccio lo stesso: perché scrivi?

Mi viene da rispondere: “Perché non scrivere?” Noi italiani abbiamo a disposizione una lingua stupenda, complessa ma affascinante, che ci viene spesso invidiata all’estero. Tutti dovremmo scrivere di più. Ciò non vuol dire per forza che dobbiamo essere tutti scrittori e pubblicare. C’è molta gente che scrive abitualmente, senza però mettersi sul mercato. Perché io scrivo? Perché mi fa stare bene e perché penso che sia la giusta dimensione per esprimermi al meglio.

C’è qualche abitudine che segui, qualche vezzo che ti piace mentre scrivi?

Vezzo vero e proprio no, però la maggior parte delle volte ascolto la musica mentre scrivo. Attacco le cuffiette al pc e faccio partire Spotify. Mi piace usarlo perché posso fare tutte le playlist che voglio a seconda dell’umore e decidere quale far partire. Una volta scrivevo con la penna (rigorosamente Bic blu) sui quadernoni, ma purtroppo mi portava via troppo tempo di riscrittura al pc, perciò ho dovuto a malincuore abbandonarlo.

Hai pubblicato molti libri, tutti romance M/M. Ci puoi spiegare questa scelta?

Nel corso della mia vita ho letto moltissimi generi diversi, soprattutto da ragazzina quando ero un’assidua frequentatrice delle biblioteche, e mi sono appassionata a ognuno. Poi è arrivato il romance m/m ed è stato un colpo di fulmine. Da qui la mia decisione di scriverlo. Ma non è solo quello. Le tematiche del romance m/m sono molto diverse da quelle del romance m/f – per quanto abbiano anche fattori e situazioni in comune – e sono quelle che mi stanno particolarmente a cuore.

Ritieni che i romanzi LGBT funzionino in Italia? O c’è ancora tanta strada da fare?

Funzionano in parte. Nel senso che lo fanno nella cerchia ristretta degli amanti del genere. Bisogna anche tener conto che da noi sono arrivati dopo rispetto al mercato estero e perciò siamo indietro di anni rispetto a loro. Altro fattore da tenere conto, purtroppo, è il tipo di mentalità e di cultura che c’è in Italia. È brutto dirlo, ma bisogna essere realisti, c’è ancora troppa discriminazione nei confronti della comunità lgbt+ e questo poi si ripercuote anche sul tipo di letture che gli italiani fanno.

Ho visto che sei un’autrice indie come tanti altri. Cosa ti ha spinto a scegliere questa strada?

In realtà ho pubblicato anche con Ce, ho iniziato proprio così, poi ho provato il self publishing perché amo imbarcarmi in cose nuove e mi piace mettermi alla prova. L’auto pubblicazione mi piace molto perché mi permette di avere il pieno controllo su ogni fase della lavorazione, decidere i tempi, pianificare la promozione e qualsiasi altro aspetto, però non escludo a priori di tornare anche a pubblicare con Ce perché permette di dedicarsi solo alla scrittura.

Cosa ne pensi del panorama dell’autopubblicazione italiano? Cosa c’è che va e cosa non va?

Penso che l’autopubblicazione sia una grande opportunità per chi scrive e che nel panorama italiano ci siano dei buoni libri. Quello che non va? Quelli che finiscono di scrivere e buttano sul mercato il libro. Un libro va lasciato riposare per minimo un mese, poi va ripreso in mano per essere rivisto da capo almeno un paio di volte, poi bisogna darlo in mano alle beta-reader e poi inizia il vero lavoro di editing con il proprio editor, il quale come minimo prevede tre passaggi. È un processo lungo ma necessario e non bisogna avere fretta di pubblicare. Purtroppo, a causa di chi non cura i propri lavori al meglio, l’autopubblicazione ha assunto una brutta nomea, difficile da togliersi di dosso. Sono però anche convinta che, malgrado questo, ci sia anche una certa “selezione naturale” e che i lettori li puoi fregare una volta, non due.

In una nostra chiacchierata hai detto che i romance trainano l’editoria italiana. Puoi spiegare questa tua affermazione anche ai lettori?

La maggior parte dei lettori sono donne e, si sa, in media leggono più degli uomini e leggono veramente di tutto a partire dal romance che è il genere più letto. E non serve a niente andare a guardare le classifiche e le statistiche che escono fuori ogni anno perché la maggior parte delle volte non calcolano gli ebook e come “lettore forte” intendono quelli che leggono un libro al mese, di conseguenza sono sfalsate. Per ogni libro uscito in una qualsiasi categoria ce ne sono almeno dieci usciti nel settore romance. Il romance è un po’ come i libri di calciatori e influencer vari: tutti a lamentarsi e a denigrare, ma senza i soldi che fanno nelle vendite, una Ce non potrebbe investire in altro.

Cosa deve fare un autore indie per promuoversi ed emergere?

Questa è la risposta che un po’ tutti cerchiamo, ma proverò a risponderti in base alla mia esperienza.

La cosa fondamentale è offrire un libro ben curato. Io odio la frase “l’importante è la storia”, mi dà proprio sui nervi perché se leggo un libro con una storia valida e poi non è editato, ha una copertina buttata lì a casaccio e l’impaginazione è approssimativa mi viene subito da pensare che è un’occasione mancata perché quella storia, che magari è bella, se fosse stata curata a dovere mi avrebbe fatto esclamare “Wow” e sarebbe stata indimenticabile.

Perciò editing, impaginazione e cover sono la base, anche solo per portare rispetto al lettore che spende soldi per il libro acquistato.

Parlando di marketing essere sui social ormai è fondamentale perciò io sono partita con una pagina autore su Facebook e un blog su WordPress, dove provo a essere costante con gli aggiornamenti (cosa non facile, ma che ultimamente va meglio anche grazie a un’app che mi ha consigliato la mia editor per pianificare le cose che devo fare), cerco di partecipare più che posso nei vari gruppi su Facebook e ultimamente sto cercando di animare anche il mio profilo su IG.

Quando deve uscire un libro inizio almeno un mese prima a promuovermi nei gruppi e nella mia pagina attraverso card ed estratti (ma senza esagerare che se no si diventa pesanti) e a contattare i blog del settore per le segnalazioni e le recensioni. Ciò vuol dire che già due mesi prima dell’uscita sto preparando tutto il materiale che mi serve.

E poi mi piace sperimentare. Ho provato a mettere dei miei libri in Kindle Unlimited, ho fatto il restyling di alcune cover, recentemente ho provato a mettere gratis per un giorno un mio libro uscito tre anni fa. Insomma, provo varie strategie e poi traggo le conclusioni in base ai risultati.

Quest’anno ho anche iniziato a partecipare alle fiere insieme a CSU ed è una cosa che mi è piaciuta un sacco e che spero di ripetere una volta tornati alla normalità.

Altra cosa che, secondo me, non va fatta è inoltrarsi in inutili e sterili polemiche e inalberarsi per le recensioni negative. Dà una brutta immagine di noi e non serve a niente.

Cosa bolle in pentola? Progetti futuri?

Come un po’ tutti ho dovuto rivedere un po’ i miei programmi a causa del Covid-19.

Posso dirvi che sto lavorando da due anni ormai a una trilogia fantasy m/m con i lupi mutaforma (ho il primo volume in editing, il secondo che ho finito la stesura in febbraio e il terzo da scrivere) che volevo iniziare a pubblicare a giugno, ma che ho fatto slittare di qualche mese, ho un contemporaneo m/m a cui mancano pochi capitoli per essere concluso e che vorrei sottoporre a una Ce e ora sto partecipando al Camp NaNoWriMo con il seguito di “Oscar, canaglia dal cuore tenero”. Inoltre c’è una bozza di idea per un libro a quattro mani con una collega.

Questi sono i progetti a cui mi sto dedicando, ma in realtà ne ho molti altri iniziati, solo che bisogna decidere a cosa dare la priorità. Arriveranno anche loro prima o poi. In ultimo vorrei provare a scrivere qualcosa al di fuori del mio genere, qualcosa che mi metta alla prova e mi faccia crescere come autrice. Te l’ho detto che mi piace sperimentare? 😉