Il periodo ipotetico

Se avrei avuto un cane, sarei stato felice…

C’è qualcosa che non va, vero?

Forse il cane sarebbe meglio non prenderlo e comprare un libro di grammatica.

Oppure: se eravamo a casa, ci saremmo accorti del corriere.

In questo caso la frase è tipica del linguaggio parlato e, formalmente, non va bene.

Oggi parliamo del periodo ipotetico: cos’è, a cosa serve e come si forma.

Iniziamo.

Che cos’è il periodo ipotetico?

Secondo Treccani, il periodo ipotetico:

è un periodo attraverso il quale si esprime un’ipotesi da cui può derivare una conseguenza. È formato dall’unione di una proposizione reggente, con una subordinata condizionale. La reggente esprime la conseguenza che deriva o deriverebbe dal realizzarsi della condizione indicata nella subordinata.

Detto in parole semplici, grazie al periodo ipotetico formuliamo, appunto, delle ipotesi, che sono reali (periodo ipotetico della realtà), possibili (periodo ipotetico della possibilità) o impossibili (periodo ipotetico dell’irrealtà).

Esiste anche il periodo ipotetico misto, usato soprattutto nel parlato, che unisce indicativo e congiuntivo e indicativo e condizionale.

Vediamoli caso per caso.

Il periodo ipotetico della realtà

In questo caso siamo certi della realtà o della realizzazione di un certo avvenimento.

Il periodo ipotetico della realtà si forma con l’indicativo presente.

Se mangi troppi dolci, ti senti male.

Oppure con l’indicativo futuro:

Se ti vestirai poco, ti verrà la febbre.

Puoi anche unire presente e futuro:

Se mangi troppi dolci, ti sentirai male.

Se ti vesti poco, ti verrà la febbre.

E usare indicativo e imperativo:

Se stai male, va’ a casa.

In ogni caso, devi avere la certezza che il fatto accadrà.

In caso contrario, dovrai usare gli altri periodi.

Il periodo ipotetico della possibilità

Il fatto potrebbe accadere, ma non è certo al cento percento. Si usa per situazioni immaginarie, probabili.

I tempi verbali usati sono il congiuntivo imperfetto e il condizionale presente:

Se fossi certo che si tratta di Luca, gli parlerei.

In certi casi puoi sostituire l’imperativo al condizionale:

Se sentissi Mario, digli che l’ho cercato.

Il periodo ipotetico dell’irrealtà

In questo caso, il fatto non si è mai realizzato nel passato.

I tempi verbali sono il congiuntivo trapassato e il condizionale passato:

Se fossi stato certo che era Luca, gli avrei parlato.

In alcuni casi, il fatto è irrealizzabile nel presente, per cui puoi sostituire il condizionale passato con il condizionale presente o l’imperativo e il congiuntivo trapassato con il congiuntivo presente.

Se fossi nei tuoi panni, me ne andrei (ma non lo sono).

Il periodo ipotetico misto

Il periodo ipotetico misto è usato soprattutto nel linguaggio parlato, ma è sconsigliato in contesti letterari (come in un romanzo, a meno che non usiamo nei dialoghi un certo registro).

Si usano congiuntivo e indicativo:

Se lo avessi visto, non lo chiamavo.

(sarebbe meglio: se lo avessi visto, non lo avrei chiamato)

Oppure indicativo e condizionale:

Se me lo dicevano, sarei rimasto a casa.

(sarebbe meglio: se me lo avessero detto, sarei rimasto a casa)

O ancora solo indicativo:

Se ti vedevo, ti salutavo.

(sarebbe meglio: se ti avessi visto, ti avrei salutato)

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