Perché tanti editori non pubblicano esordienti?

Il sogno di ogni scrittore è di essere pubblicato da una grande casa editrice, o quantomeno da un editore con molta visibilità.

Chi non lo ha mai sperato, dai!

Purtroppo, questo sogno spesso di infrange in una triste realtà: tante case editrici non filano un esordiente.

Ma ti sei mai chiesto il perché?


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Grandi editori ed esordienti

Se segui il mio blog sai che a me piace uscire un po’ dagli schemi e prendere posizioni a volte “non del comune sentire”.

E lo farò anche oggi, per spiegarti perché un editore spesso non calcola un esordiente.

Partiamo dai big.

Voglio essere franca con te: a meno che tu non abbia una solida macchina di marketing alle spalle che “pompa” il tuo libro, o anche qualche pedata sul didietro da conoscenze più o meno famose; oppure che tu non abbia davvero scritto qualcosa di bello e originale e accattivante eccetera…

… una grande casa editrice non ti considererà mai.

Sì, ci sono anche eccezioni, come il romanzo della Tuti — che però si era fatta già notare durante il concorso Io Scrittore.

E non considererei i cosiddetti “casi editoriali”: spesso sono testi che l’editore trova su piattaforme quali Wattpad e compagnia… testi con un sacco di lettori e che l’editore sa che, se li pubblicherà, avrà già un ampio raggio di clienti.

Ebbene sì: molti grandi editori (occhio! Ho scritto molti ma non tutti) preferiscono puntare su nomi già conosciuti o che hanno già, come dicevo prima, qualcuno alle spalle o un pubblico di lettori già nutrito.

Investire su un signor nessuno, per una grande casa editrice può essere un rischio. Sì, è grande e ha dietro di sé un apparato di marketing robusto, ma un editore grande sappiamo che pubblica anche tanti titoli al mese; ragion per cui preferisce impiegare l’ufficio stampa e altro con grandi nomi o con titoli che sono davvero interessanti.

Ma interessanti per chi?

Per il mercato e per la politica editoriale della casa editrice in questione.

Quindi un editore big può anche non calcolarti se in questo periodo punta su romanzi di formazione e tu gli sottoponi un noir: magari il rifiuto semplicemente riguarda questo.

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Piccoli e medi editori ed esordienti

Con piccole e medie case editrici è leggermente diverso.

In questo caso, a meno che un piccolo e medio editore non abbia come punto di forza la pubblicazione di emergenti — ed esistono! — potrebbe essere frenato dal puntare su uno sconosciuto per ragioni… monetarie.

Mi spiego meglio.

Una casa editrice medio-piccola non ha la “forza” di mercato pari a quella delle big: ha meno visibilità, un ufficio stampa ridotto, una distribuzione meno capillare e via dicendo…

Insomma, i soldi da investire e il tempo sono pochi.

Quindi meglio impiegarli in libri che si sa che venderanno già qualcosa, anziché partire da zero con un autore sconosciuto.

Certo, anche in questo caso il tuo libro può colpire perché originale e ben scritto, ci mancherebbe.

Di solito editori medio-piccoli indicono di tanto in tanto dei concorsi, proprio per valutare la qualità dei testi che andranno poi a pubblicare; e talvolta questi concorsi sono anche social, ossia chiedono “aiuto” al popolo web per saggiarne la risposta. Se un libro attira tanti lettori ed è ben scritto, siamo a cavallo.

Quindi che fare?

Spero di non averti troppo scoraggiato, e ribadisco ancora una volta che non tutti gli editori, grandi o medi o piccoli, non pubblicano esordienti.

Quindi per prima cosa ti consiglio di valutare tutte le realtà che tengono in considerazione chi è alle prime armi; e solo in seguito tentare l’approdo a sponde più… importanti.

E non devi nemmeno scoraggiarti se la casa editrice che ha deciso di pubblicarti sia piccola e poco nota: è comunque una buona base di partenza.

Ultimo consiglio: se proprio non ti fila nessuno, non cedere però alle lusinghe degli editori a pagamento.

Loro “pubblicano” qualsiasi cosa, basta che paghi! E sappi da subito che non solo il tuo libro non andrà da nessuna parte (salvo casi borderline), ma non vedrai nemmeno un quattrino.

Meglio, forse, l’autopubblicazione, anche se personalmente non la considero un’ultima spiaggia ma una strada letteraria diversa dall’editoria tradizionale.

Ma questa è un altra storia e, come dice Ende… va raccontata un’altra volta.

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