Prosegue il Review Tour del libro di Sabrina Pennacchio, “At World’s End – Wanted Pirates”. Dopo la mia precedente tappa sulla figura della protagonista, Marina Charlotte, ecco la mia recensione. Prima, però, trovate tutte le tappe del Tour.

XVIII Secolo, Oceano Atlantico Alcuni narrano che Calico Jack, il più temuto fra tutti i pirati, sia stato giustiziato in Giamaica molti anni orsono; altri narrano, invece, che questi sia tornato dal mondo degli inferi dopo un accordo con Satana, per continuare a terrorizzare i mari indisturbato. Eppure, nonostante ciò che si vocifera, un giorno un uomo che tutti conoscono come il temuto Calico Jack, rivendica la taglia sulla sua testa, lanciandosi in uno spietato attacco alla nave della Marina Britannica, per rapire la figlia del generale di ritorno dai paesi d’oriente.

Dare un parere preciso, oggettivo e che non sia appannato dal mio stato d’animo è difficile, tremendamente difficile. Per fortuna ho terminato il libro da qualche tempo, sennò questa recensione sarebbe stata inficiata da emozioni “di pancia”, e non mi sarebbe piaciuto.

Dopo averle lasciate, diciamo così, macerare un poco, posso finalmente affrontare la recensione di “Wanted Pirates” a mente libera e a cuore aperto, e soprattutto affermare che sì, mi è piaciuto. Seppur con alcuni puntini sulle i.

Di per sé la trama è molto semplice: una nave pirata, comandata dal famigerato Calico Jack, attacca una nave della Marina militare inglese e rapisce la figlia del comandante, Marina Charlotte Surcouf, usandola come ricatto. Verrà liberata solo una volta tolta la taglia sulla testa di Jack.

Il romanzo si dipana lungo il rapporto tra Jack e Marina e sui tentativi della Marina inglese, capitanata da Jean Read, promesso sposo della Surcouf, di liberarla, per poi (evito ovviamente spoiler) cambiare radicalmente ambientazione e saltare nella nobiltà inglese.

Non è quindi un romanzo di avventura nel senso stretto della parola, e lo definirei piuttosto un romance storico (sebbene, e l’autrice ci avverte al termine, abbia elementi fantasiosi) con un pizzico di intrigo.

Se, quindi, vi aspettavate un romanzo di avventure sull’orlo di spada e sulla cresta dell’onda, come ad esempio la saga cinematografica “Pirati dei Caraibi”, temo rimarrete delusi. Non per questo “Wanted Pirates” è una lettura spiacevole; anzi, l’ho trovata molto veloce e godibile…

… e soprattutto ho trovato i vari personaggi in linea con la mentalità che doveva esserci a quei tempi: Marina è una ragazza da un carattere spesso vivace ma incanalata nel modo in cui deve essere una giovane della nobiltà ottocentesca, e quindi fedele al suo amato e ai suoi principi. Di contro, Calico Jack è il classico pirata rozzo e crudele, a differenza di un altro Jack che conoscerete se avete visto “Pirati dei Caraibi”.

Questi sono punti a mio avviso di forza del romanzo, perché spesso si ha la tendenza ad alleggerire figure in realtà crudeli, o a infarcire una storia di cliché o situazioni paradossali (che così sarebbe stata se, ad esempio, Marina si fosse riscoperta dall’oggi al domani piratessa).

Avrei preferito però più battaglie e scene al cardiopalma, ma forse la saga della Disney mi ha abituato bene. Ho apprezzato comunque la scelta dell’autrice di rivelare alla fine la vera identità di Calico Jack, anche se potrebbe sembrare bizzarra a una lettura superficiale, ma che invece ha saputo dare umanità a un personaggio che fino a quel punto non ne aveva.

Due a mio avviso i punti deboli, che non mi permettono un pieno giudizio positivo.

Per prima cosa il titolo: se qualcuno si basasse solo su di esso, immaginerebbe un romanzo colpo di avventura e duelli sull’albero di maestra, magari in mondi sconosciuti come sembra suggerire la frase “At World’s End” (che richiama tra l’altro la solita saga Disney). Invece il romanzo è tutt’altro, o meglio, vi sono battaglie, ma non solo. Un lettore pignolo potrebbe sentirsi confuso o, peggio, preso in giro.

Il secondo punto è la scrittura: avrei preferito un lavoro di editing molto più approfondito volto non solo a eliminare i refusi e gli errori di grammatica, ma anche a vivacizzare lo stile evitando la ripetizione di termini, come “allungare un sorriso”, di cui ho perso il conto.

A parte queste due pecche, che mi sono sentita in dovere di scrivere affinché la mia recensione fosse la più sincera possibile, mi sento di consigliare il romanzo agli amanti del genere e anche a chi piacciono i romance e le emozioni: di certo non sarete delusi!