Ci sono storie di cui non vorresti mai conoscere la fine, ma ricorderai per sempre come sono iniziate.

Un’intricata ragnatela di eventi avvolge le vite degli abitanti della tranquilla cittadina canadese di Numeesville e, poco a poco, rivela verità sconcertanti.
In un tetro gioco del destino, c’è chi si nasconde dietro una facciata di perbenismo, chi nega deliberatamente l’evidenza dei fatti e poi c’è Sophie Park che, privata di una promettente carriera giornalistica, scappa dalla gabbia del proprio presente. Si ritrova però ad annegare nel torbido passato della sua città natale, dove tornano a galla particolari ignorati di una morte misteriosa che l’ha segnata profondamente. La donna non ha dimenticato e si rifiuta di credere all’ipotesi di molti che si sia trattato di un suicidio, facendo di tutto per riaprire quel caso, archiviato come irrisolto dieci anni prima.
Ed è allora che una voce si solleva più forte delle altre, quella di colei che tutto sa, nonostante mai avrebbe voluto sapere.

Danzo leggera con lei e assaporo l’illusione di ciò che mi è rimasto della vita: i ricordi, i profumi, le sensazioni e… l’inaspettata verità.


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Ritengo ormai che sia davvero difficile scrivere e trovare un thriller degno di tale nome, soprattutto nel panorama italiano e odierno.

Da amante del genere da anni e da una che scrive e ha scritto thriller, so che è complesso sia trovare una trama che si differenzi dal resto (ormai sono quasi stufa di amiche-mogli-figlie-ragazze-coppie perfette e di segreti familiari), e soprattutto portarla avanti senza… smagliature.

Il libro della Di Iorio e della Ferraro riesce a distinguersi in modo egregio, oserei dire, sia nel panorama dei thriller, sia nell’autopubblicazione italiana. Ed è veramente un piacere poterlo recensire e consigliarlo a chiunque capiterà qui.

Sophie ritorna dopo anni a Numeesville, una sonnolenta cittadina abitata da poche anime e che da subito dona quel sapore di vita di periferia e di rapporti di buon vicinato che spesso vediamo nei film americani. In realtà Numeesville sembrerebbe essere proprio la location ideale per verità a lungo celate e che scalpitano per tornare a galla: infatti, tempo addietro qui è morta Beth, una cara amica di Sophie e, sebbene si sia sempre pensato al suicidio, Sophie sente che qualcosa non torna.
La decisione di iniziare a indagare sulla morte dell’amica è solo uno dei molteplici aspetti che ruotano intorno alla protagonista, non da ultimo i rapporti con vecchi amici come Chris e Claire e con l’enigmatico Jack.
A mano a mano che va avanti, Sophie si troverà sempre più schiacciata in una trama spessa e impenetrabile, e dai risvolti difficili da immaginare.
Fino al colpo di scena conclusivo, classico ma egualmente scioccante.

A prima vista, la trama potrebbe sembrare semplice e dall’andamento “classico”: una donna fugge dal proprio passato e ritorna al paese natale, dove inizia a indagare sulla morte di un’amica e piano piano scoperchia uno scottante vaso di Pandora… con colpo di scena alla fine.

In verità, se la trama è semplice, l’intreccio segue una strada davvero tortuosa, con ripetuti incroci e curve a gomito, e situazioni in cui è fondamentale seguire il navigatore per non perdersi.

Un libro molto complesso, quindi, ma è proprio questa complessità il suo punto di forza. E, inoltre, la bravura con cui le due autrici hanno saputo destreggiarsi nelle varie situazioni e sotto-trame che accompagnano la principale, senza perdersi per strada o finire in vicoli ciechi.

Ho apprezzato anche l’ambientazione, questa cittadina innevata che in ogni angolo sembra sempre celare qualcosa. Deduco non esista nella realtà, ma è stata tratteggiata davvero bene.

Come pure il carattere della protagonista e degli altri personaggi: di certo a Numeesville non troverai cavalieri senza macchia e paura o supereroine belle e simpaticine!

Sophie, Claire, Chris, Jack, Ethan… sono persone che potremmo incontrare uscendo di casa tra poco, o in cui potremmo rivederci: questo perché sono umane, con pregi, difetti, sogni e paure. E segreti, ovviamente.

Unico neo in un romanzo che ho apprezzato dall’inizio alla fine: avrei preferito fosse approfondito il rapporto tra Sophie e Drew (che non ti svelo chi è, per non fare spoiler), ma per una completezza personale e la solita curiosità

In un thriller, si sa, o sai chi è il colpevole/assassino/villain, e segui le vicende del protagonista sperando che riesca a sconfiggerlo (a tal proposito mi viene in mente “Mr. Mercedes” di Stephen King), oppure, in pieno stile Agata Christie, devi accompagnare il protagonista nello scoprire chi ha commesso cosa.

Difficile da scrivere in entrambi i casi, direi: quante volte hai letto un thriller dal finale scontato? O a metà libro sapevi già chi era il colpevole?

Be’, il romanzo della Di Iorio e della Ferraro ti farà ricredere fino alla fine: ti darà un indizio affinché tu segua una pista, poi ti porterà indietro per un’altra, e poi ancora ti farà voltare angolo, e quando finalmente pensi di aver capito tutto zak! ti assesta il colpo del KO, ma vai a terra felice, perché un buon thriller è questo: ti fa soffrire dall’inizio alla fine e, una volta giunto all’ultima pagina, stravolge ogni tua conclusione. Ma lo fa così bene che quasi torneresti a rileggerlo.