self-publishing italiano

Conosciamo gli autori attraverso le loro parole

Nico Menchini lo abbiamo già conosciuto grazie alla recensione di Storia di Non Arturo Rose e altre fantastiche creature.

Oggi l’autore ci rivelerà qualcosa in più di se stesso.

Ciao e grazie per aver voluto partecipare a questa intervista. Partiamo parlando di te. Chi sei? Che cosa fai nella vita?

Una domanda da un milione di dollari; ancora non penso di averlo capito bene. Potrei però dirti chi credo di essere. Un uomo innamorato della vita e della propria famiglia, cristiano per scelta, con la testa costantemente immersa in mille pensieri e dalle tante passioni. Di queste alcune sono riuscito a canalizzarle, come la scrittura e l’insegnamento, di cui ho fatto la mia professione. Sono infatti un insegnante, sia nella scuola primaria che nella secondaria come professore di matematica e scienze; almeno finché non troverò una collocazione definitiva o, come si dice in gergo tecnico, finché non sarò entrato di ruolo. Tuttavia, continuo a serbare nel mio cuore il sogno di diventare uno scrittore a tempo pieno.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

Non credo esista un momento preciso né tanto meno un modo in cui sia nata: la scrittura è sempre stata il mio linguaggio più congeniale per esprimere le mie emozioni e sensazioni, i miei punti di vista. Ho sempre viaggiato molto con la fantasia fin da piccolo e ogni tanto buttavo su carta qualcuno di quei miei viaggi. Questa attitudine si fece col tempo sempre più frequente, fino a diventare una vera e propria necessità intorno ai dieci anni circa. Durante l’adolescenza, inoltre, scrivere diventò un modo per esprimere i miei sentimenti alle ragazzine per cui provavo una cottarella. Essendo di carattere molto introverso, infatti, non era affatto semplice per me riuscire a dichiararmi apertamente.

C’è qualche grande autore a cui ti sei ispirato o ti ispiri?

Non uno in particolare ma tanti, forse tutti quelli di cui abbia letto almeno un libro. Mi piace pensare che ognuno di quei grandi autori, di cui ho letteralmente divorato le opere, abbia lasciato nel mio stile una piccola impronta. E magari, a seconda del testo che devo scrivere, del genere, delle finalità che mi pongo, di quello che voglio comunicare al lettore e di come lo voglio comunicare, capita che uno di quegli autori si faccia sentire un po’ più degli altri. Potrei farti dunque molti nomi, ma tra quelli che mi influenzano di più ci sono sicuramente Victor Hugo, Pirandello, Dickens, Collodi, Tolkien, Rodari e, per certi versi, Beckett.

Quando hai iniziato a scrivere?

Come ho involontariamente anticipato nella risposta numero due, ufficialmente a dieci anni circa. Buttai su carta una storia che immaginavo da tempo: parlava di un vigilante notturno dagli straordinari poteri, generati da una fusione con lo spirito di un bambino defunto. Ho ritrovato per caso quegli appunti all’età di 27 anni, durante il mio primo trasloco, e mi hanno ispirato per scrivere Il Custode di Anime, un romanzo ancora in prosecuzione, per ora disponibile a episodi solo su Wattpad.

“Storia di non-Arturo Rose e altre fantastiche creature” è una raccolta di favole. Ci sveli com’è nata questa idea?

In realtà l’idea di pubblicare una raccolta non nacque subito, ma solo dopo che avevo scritto già tre fiabe. La prima, Storia di Non-Arturo, doveva essere inizialmente un libro a sé stante. Infatti la inviai in valutazione ad alcune case editrici. Nel frattempo iniziai a scrivere Rose e la stella alpina e Di come nacquero le fate; fu solo al completamento di quest’ultima che mi resi conto di quanti punti in comune avessero i tre racconti. Decisi così di inserire il tutto in una raccolta, che completai con due fiabe più brevi: L’avvento degli elfi e San Pellegrino.

Chi è… o sarebbe più corretto scrivere… chi non è Arturo?

Arturo viene citato solo alla fine del racconto, sebbene l’esistenza del protagonista sia indissolubilmente legata alla sua. Arturo non è tutto ciò che lo circonda; ovviamente non può essere un albero, né un drago né qualsiasi altra cosa diversa da lui. È un semplice essere umano che ha perso la sua fantasia. Non-Arturo è invece la sua parte complementare che gli permetterebbe, se solo lui l’accettasse, di essere altro da sé stesso, qualsiasi cosa in qualsiasi momento, grazie al potere creativo dell’immaginazione.

Nelle tue favole fai spesso riferimenti a luoghi italiani e a leggende. Che importanza ha per te la cultura tradizionale e folkloristica?

Le tradizioni e il folklore sono fondamentali perché rappresentano il cammino storico di un popolo, il modo in cui esso ha spiegato i fenomeni naturali incomprensibili perché non ancora interpretati dalla scienza, la maniera per celebrare l’alternarsi delle stagioni, gli amori, le feste, i lutti. Se la storiografia ufficiale si basa soprattutto sulle grandi imprese e gli avvenimentieclatanti per ricostruire il passato, gli usi e i costumi rispecchiano il percorso storico più genuino e autentico di un popolo. Non possiamo cercare la nostra identità storica se non guardiamo anche alle tradizioni dei nostri predecessori. Prima di scrivere le fiabe della raccolta, mi sono documentato molto sulle tradizioni e le leggende dei paesi a cavallo tra le Alpi Apuane e la Garfagnana. Ho così scoperto creature fantastiche poco conosciute nel resto d’Italia come i Linchetti o i temibili ed enigmatici Streghi, e compreso come dietro a molti toponimi curiosi vi siano pittoresche leggende. Ad esempio, esiste almeno una leggenda per ogni montagna delle Alpi Apuane, volta a spiegarne il nome, la forma caratteristica e, talvolta, persino la geologia.

“Storia di non-Arturo…” è pubblicato tramite self-publishing. Ci spieghi le ragioni di questa scelta?

La scelta di pubblicare in self-publishing rispecchia il mio desiderio di scrivere e far conoscere delle storie scritte secondo le forme narrative a me più congeniali e più vicine al mio modo di comunicare e vedere il mondo. Il desiderio di provare questa strada sorse in me quando ricevetti le prime risposte dalle case editrici: tutte più o meno assomigliavano a questa “Il libro è ben scritto e originale, ma al momento non rientra nei nostri programmi editoriali, perché lontano dal nostro target di lettori…” Tutte frasi che mi portarono a confrontarmi con una dura verità che, complice la mia giovane età, non avevo ancora considerato: una grande casa editrice non pubblica in base alla bontà o all’originalità di un libro, bensì pensando alla sua vendibilità. In poche parole il libro non è altro che un prodotto commerciale, esattamente come una maglietta o un qualsiasi altro bene di consumo. Da autore idealista non potevo certo accettare una visione simile della letteratura. Avrei potuto provare a rivolgermi a delle piccole case editrici, invece ho scelto il self publishing, convinto che il mio libro avrebbe avuto una maggiore visibilità e che avrei potuto seguirne passo passo ogni sviluppo: dalla stesura, all’editing, dall’immissione sul mercato alla promozione. Certo, è una strada che richiede molto impegno e lavoro, oltre che continua autoformazione, ma dona la soddisfazione di aver accompagnato costantemente la propria creatura dalla culla alle strade della vita in totale autonomia.

Che metodi utilizzi per promuoverti?

Come molti che si avvicinano al self-publishing per la prima volta, sulle prime mi sono fatto conoscere soprattutto nei gruppi a tema su Facebook. Una strategia che premia inizialmente ma col tempo sembra perdere efficacia. Infatti, dato l’elevato numero di nuovi titoli che escono ogni giorno, bisognerebbe dedicare parecchio tempo alla promozione nei gruppi. In seguito è andata maturando in me la convinzione che sia molto più proficuo farsi conoscere per il proprio talento. Invece di pubblicizzare massivamente la propria opera, è forse più utile scrivere articoli per vari blog, pubblicare racconti e poesie in riviste, promuovere iniziative culturali, fare presentazioni anche al di fuori del proprio territorio, soprattutto se in collaborazione con altri autori e artisti in genere. Inoltre ho trovato molto utili anche le promozioni gratuite di Amazon Kindle Direct Publishing.

Editoria tradizionale o self-publishing?

Self-publishing. Anche se lascio socchiusa la porta dell’editoria tradizionale. Non nego che, se un domani trovassi un editore intenzionato a dare visibilità a un mio libro, lasciandomi totale libertà espressiva, potrei anche provare questa strada.

Progetti per il tuo futuro? Romanzi nel cassetto che vuoi anticiparci?

Sto portando avanti, assieme a diversi talentuosi artisti tra cui anche una certa Emanuela Navone 😊, un progetto riguardante un magazine antologico di narrativa fantastica intitolato “Il Grimorio del Fantastico”. Presto dovrebbe uscire il primo volume in formato ebook. Per quanto riguarda le mie opere, spero di riuscire a completare quanto prima il libro “Il Custode di Anime – Origini”. E, nel frattempo, scrivo altre cose brevi a seconda dell’ispirazione, soprattutto poesie, fiabe e favole in versi.