self-publishing italiano

Conosciamo gli autori attraverso le loro parole

Corrado Cerfogli è un autore fantasy del quale hai già letto la mia recensione in anteprima del suo libro “I tre regni degli uomini”.

Oggi lascio la parola a lui, che ci racconta qualcosa di sé e del suo libro.

Ciao e grazie per aver voluto partecipare a questa intervista. Partiamo parlando di te. Chi sei? Che cosa fai nella vita?

Grazie a te per l’opportunità! Passando alla domanda: sono Corrado Cerfogli, niente pseudonimi, al massimo arrivo a “Cerf”, la fantasia per i nomi già la esaurisco scrivendo! Ho studiato economia e marketing e attualmente faccio il consulente da qualche anno. La mia grande passione è sempre stata la Storia, antica e medievale soprattutto. Credo che conoscendola si possa guardare al futuro con meno incertezza, alla fine è tutto già successo, ad altre persone e in altri luoghi. È una consapevolezza che aiuta a mettere le cose in scala, come il rendersi conto della reale vastità dell’universo. Fa sentire meno in balìa dell’ignoto. Oltre a questo sono un appassionato di qualsiasi cosa possa essere definita da “Nerd”, dai giochi da tavolo ai fumetti, fino ai videogiochi. Gioco anche a calcio e tennis.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

Perderò dei punti dicendolo ma voglio essere onesto. Di base mi è sempre piaciuto raccontare storie e intrattenere le persone (faccio anche il DM di D&D tanto per dirne una) ma la vera scintilla scoccò a 14 anni. Ero a casa ammalato e, nella noia totale, provai a leggere uno dei libri di narrativa “raccomandati” dalla scuola. Sono sempre stato un lettore “particolare” fino ad allora avevo letto soprattutto saggi scientifici (Sagan, Angela, Hack, Hawking, etc…), romanzi storici (Manfredi ❤, Jacq ❤) e sua maestà Sir A. Conan Doyle. Fondamentalmente avevo letto pochissima narrativa e quel libretto di un autore moderno abbastanza famoso (il nome non lo dirò mai neanche sotto ricatto) lo trovai di una banalità e bruttezza (nel senso di incapacità di intrattenere) incredibile. Probabilmente avrei semplicemente dovuto chiuderlo e mettermi a giocare all’Xbox, invece dentro di me partì una vocina:”Pure io posso scrivere meglio di così”. Fu così che iniziai a sfornare una storia dopo l’altra, alcune se le rileggo oggi mi vergogno quasi di averle scritte, ma è partito tutto così, da quel moto di arroganza.

Copertina non definitiva

Com’è nata l’idea de “I tre regni degli uomini”?

Anche quella nacque un po’ per “scazzo” (si può dire in un intervista?). Col passare degli anni iniziai a migrare anche su altri tipi di letture, fantascienza in particolare ma anche qualche fantasy, solo che avendo sempre letto “a caso”, senza scegliere libri secondo una logica precisa, in me si era creata questa convinzione (avevo 16/17 anni, eh!) che il fantasy fosse tutto bianco/nero alla Tolkien. A questo aggiungete l’ulteriore rinforzo all’ideologia bianco/nero che emergeva dai fumetti che leggevo (Tex, Marvel, qualche manga…) e dai videogiochi, ed ecco che nacque in me l’esigenza di leggere, scrivendola io stesso (da vero autotrofo!), una storia fantasy che avesse protagonisti più “grigi”. Effettivamente iniziai a scriverla verso i 18 anni, dopo aver finito o accantonato vari altri progetti. Col passare degli anni è diventata sempre più centrale nel mio mondo, “costringendomi” a sacrificare altri hobby o ambizioni, come quella di fare lo sceneggiatore di fumetti che comunque è stata una delle più grandi soddisfazioni nella mia carriera di scribacchino.

“I tre regni degli uomini” è un fantasy complesso dall’ambientazione particolareggiata. Ci racconti com’è nata?

“I Tre Regni Degli Uomini” nasce da un’idea semplicissima (non sto a dire quanto originale) che ronzava nella mia testa: “Ma che succede prima? Perché quel personaggio si comporta da stronzo egoista mentre quello da buon samaritano?”. Ho studiato abbastanza psicologia da convincermi che nessuno nasce già buono o cattivo, è la vita che ci cambia e noi di rimando ci adattiamo a quel che abbiamo intorno. Il senso della mia storia è proprio dipingere la crescita emotiva e psicologia dei miei protagonisti, facendo vedere tutti i passi che li rendono quelli che sono. Per come la vedo io, la mia storia dovrebbe finire dove inizia un’altra storia con protagonisti già “maturi”. Per quanto riguarda l’ambientazione, da appassionato di storia, è da lì che ho attinto a piene mani. Quasi tutto quello che c’è nel mio libro è una variazione sul tema di qualcosa che è veramente esistito. L’ho fatto sia per dare un “posto” a quello che amo di più sia per mantenere quel velo di verosimiglianza che per me è fondamentale. Ecco allora che il regno di Serna è una trasposizione nel medioevo feudale della cultura dell’impero romano, quello dei maghi invece è una commistione fra la “Serenissima” del rinascimento con influenze del vicino oriente. Poi ci sono le trasposizioni dei celti, dei pitti e così via. Anche abiti, armi e strutture sono derivazioni di oggetti realmente costruiti. L’unica “invenzione” è la magia. L’unica cosa che manca alla Storia autentica! 😀

Descrivi con tre aggettivi i due protagonisti gemelli de “I tre regni degli uomini”

Questa è tosta! Vediamo… Tislan: riflessivo, idealista, fiducioso… Vlaas: impulsivo, cinico, tormentato.

Il tuo libro “I tre regni degli uomini” è attualmente in corso di pubblicazione sulla piattaforma Bookabook. Ci racconti come funziona e perché l’hai scelta?

Me ne hanno parlato e, siccome il primo libro della saga (sto scrivendo il 3°) era finito già da un po’, mi sono fatto convincere a mandarlo. Hanno chiesto prima le varie sinossi, presentazione più un brevissimo estratto. Dopo qualche settimana mi hanno chiesto il resto e dopo altre settimane mi hanno detto che gli piaceva e mi hanno mandato un contratto. Non dico pubblicare perché la struttura del progetto implica che la pubblicazione avvenga solo a campagna completata (e non voglio portare sfiga!). È successo tutto un po’ per caso, in passato avevo provato a inviarlo solo alla Nord e alla Mondadori, più per gioco che altro. Non avevo mai pensato davvero di pubblicarlo.

C’è qualche aneddoto legato alla stesura del tuo romanzo che vuoi condividere con noi?

Sono 9 anni che lo sto scrivendo, ne avrei da riempire 10 pagine! Fra le curiosità posso svelarvi che prendo appunti sempre sullo stesso modello di agendina (ne ho finite 8), rigorosamente con una portamine 0,5 2b! Un aneddoto che ricordo con sgomento fu la volta che mi si è fritto il pc, perdendo almeno 2 settimane di lavoro e un capitolo che in segno di lutto non ho più riscritto. Da allora scrivo solo su documenti in cloud con salvataggio automatico ogni minuto. Altra curiosità è che molti dei miei personaggi li considero trasposizione su carta della mia personalità, divisa fra “Chi sono”, “Chi dovrei essere”, “Chi vorrei essere…”, etc. Quindi per certi versi lo vedo quasi come una mia autobiografia romanzata.

Che metodi utilizzi per promuoverti?

Un po’ di tutto, passaparola soprattutto con amici e conoscenti. Sono anche presente su diversi gruppi FB e forum. Ho anche una pagina omonima dedicata al libro ma onestamente non riesco a curarla come vorrei fra lavoro, scrittura e altro.

Editoria tradizionale o self-publishing?

Altra domanda tosta! Premetto che parlo per me e quello che è valido per me, può essere sbagliato o infattibile per altri. Io da anni ho “scelto” che la scrittura sarebbe stato un passatempo, qualcosa che faccio principalmente per me, a pagarmi le bollette ci pensa altro. Alla luce di questo non ho mai avuto la “smania” di pubblicare né troppo tempo da dedicare alle parti amministrative/promozionali dei miei libri, il self si sposa quindi male con la mia vita che non mi permetterebbe di seguire adeguatamente e per lungo tempo dei progetti “self”. A questo aggiungo che personalmente non pubblicherei mai un mio scritto senza un “sigillo di garanzia” dato da un editore. Credo fermamente nella professionalità e nella separazione dei ruoli. Come un atleta non può farsi contemporaneamente da massaggiatore e agente, anche io non vedrei giusto a improvvisarmi editor, agente o editore. Per me ci deve sempre essere qualcuno che ti dica che per il tuo libro ci può essere spazio nel mercato. Qualcuno che sa esattamente quello che sta facendo senza essere guidato solo dalla passione ma anche dalla razionalità della professione.

Progetti per il tuo futuro? Romanzi nel cassetto che vuoi anticiparci?

Troppi! Sicuramente finire la prima parte della saga dei “Tre Regni Degli Uomini”, sto finendo il terzo libro ma prevedo già un nuovo ciclo di storie (altri 2 in realtà). Che poi credo saranno più di tre libri che, vista la dimensione, forse sarebbe meglio dividerli tutti a metà, vedremo! Il vero sogno sarebbe però fare qualcosa di diverso: un giallo con ambientazione fantasy, una specie di spin-off della serie regolare. Personalmente vedo il fantasy non come un genere ma come una sorta di sandbox, in cui si possono inserire tutti i generi. Mi piacerebbe esplorare tutte le combinazioni con questi spin-off, dal giallo, all’horror, passando per romance a biografia. Magari un giorno ci riuscirò, a limite come storie brevi… Chi lo sa! Di sicuro ho da scrivere fino al 2040!

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