Correggere un libro di seicento pagine in un mese è un suicidio letterario

In tanti non del mestiere mi chiedono e si chiedono quanto duri l’editing su un libro. Poco? Troppo? 

E se è troppo tempo o troppo poco, cosa comporta?

Oggi vedrò di rispondere a queste domande, con una premessa fondamentale: correggere un libro di seicento pagine in un mese è un suicidio letterario.


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Quanto “dura” il lavoro di editing?

Innanzitutto, per molti aspetti dell’editing, anche in questo caso non c’è una risposta precisa: tutto dipende.

Dipende da come lavora un editor, se è da solo o affiancato da un team — qualora fossimo in una casa editrice —, se ha altri lavori oltre a quello, il tipo di correzione che richiede il testo… e così via.

Alcuni colleghi svolgono un lavoro di editing in poche settimane, altri ci mettono anche un annetto: tutto è relativo.

Quindi, nel momento in cui devi scegliere l’editor giusto per te, dà sì un’occhiata alle tempistiche, ma solo per saperti regolare in base alle tue esigenze: un editor che corregge un libro in pochi giorni può essere bravo quanto uno che impiega un anno.

Però… c’è sempre un però.

E ciò riguarda i libri particolarmente… corposi.

Libro lungo = editing lungo

Facciamo un piccolo esempio pratico affinché tutti — e soprattutto i testoni — capiscano che se un libro è lungo il lavoro di editing non può essere fatto nel giro di poco.

Romeo è un autore in erba. Ha scritto un fantasy epico di cinquecentosessanta pagine, primo di una trilogia, e adesso è alla ricerca di un editor. Si imbatte sul sito di Giulietta, le piace e la contatta. Lei è disposta a correggergli il libro, ma Romeo ha un’esigenza: vorrebbe che il romanzo uscisse il 14 di febbraio, un anno esatto da quando ha iniziato a scriverlo. È la metà di dicembre. Giulietta fa qualche calcolo: avendo già altri due testi da correggere, e tenendo conto che, per essere pubblicato il 14 febbraio, il testo deve essere pronto almeno il 10, e che le serviranno almeno dieci giorni di rilettura, dovrà consegnare la prima bozza a inizio febbraio. Un mese e mezzo di tempo. Quindi… calcolando seicento pagine per stare larghi e dividendole per il numero di settimane — Giulietta conta di inviare un tot. di pagine a settimana a Romeo, così che lui stia al suo passo — viene all’incirca un’ottantina di pagine a settimana. Il che vuol dire, lavorando otto ore al giorno e avendo anche altri due testi, per una correzione completa ma non del tutto invasiva — com’è il libro di Romeo — una ventina di pagine al giorno. Giulietta lavorerebbe sul testo di Romeo quattro giorni a settimana, prendendo gli altri due — o uno e mezzo: ricordiamo che ha altri due testi! — per una rilettura del blocco corretto.

Fattibile? Certo che sì, ma qui occorre fare dei distinguo.

Se, come nel caso del libro di Romeo, il testo non ha bisogno di un intervento di editing troppo invasivo, si potrebbe anche riuscire a completare un lavoro fatto bene nei tempi richiesti. Si potrebbe, appunto: perché Giulietta avrebbe poi solo dieci giorni per rileggere il testo che Romeo le rinvierà, alla ricerca di refusi o altro. E dieci giorni sono pochi, la lettura sarà più veloce e qualche refuso rimarrà per strada.

Se il testo ha bisogno di un intervento massiccio, con ampie correzioni e riscrittura di interi passaggi, siamo di fronte a un vero e proprio suicidio letterario.

Perché è impossibile correggere un testo così in un mese e mezzo circa.

E ciò, bada bene, non te lo dico perché me lo hanno detto: te lo dico perché mi è capitato, con buona pace mia e di chi mi ha inviato il libro.

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Dare il tempo al tempo

Gli autori che apprezzo di più sono quelli che mi dicono: “Ecco il libro. Non ho particolari tempistiche, ma conto che sia fatto bene, quindi anche se ci metti un anno non c’è problema, l’importante è che esca perfetto”.

Ecco, quando mi dicono così bacerei i loro piedi. E non perché ciò equivale a dire “me la prendo comoda e chi s’è visto s’è visto”, ma perché potendo organizzarmi senza una fastidiosa acqua alla gola, lo farò nel migliore modo possibile, per me e per l’autore.

Certo, è lecito che uno scrittore abbia delle esigenze, ma deve anche tenere conto delle esigenze di chi affronterà il suo testo.

Dai, a meno che non abbia le fette di mortadella sugli occhi — scusa ma la preferisco al salame 🙂 —, anche un autore dovrebbe capire che se il suo romanzo è di seicento o passa pagine, e che necessita di numerosi interventi, è un azzardo chiedere di farselo correggere in poco tempo.

Mmm… ti vedo ancora scettico.

Ema, io conosco editor che correggono testi corposi in pochissimo tempo! Mi stai quindi dicendo che il lavoro è fatto male?

Attenzione, non ho detto questo. Se ricordi, a inizio articolo ho scritto che un editor che corregge un libro in poco tempo può essere bravo quanto uno che ci impiega un anno.

Tuttavia, per quanto possa essere bravo e avere un’esperienza dozzinale alle spalle, se deve affrontare un tomo di seicento e passa pagine non può nulla contro… il tempo.

Permettimi un altro esempio.

Poniamo che il libro di Romeo, che precedentemente aveva inviato a Giulietta, in realtà non sia così semplice da correggere: refusi, orrori ortografici, ripetizioni, ridondanze, passaggi difficili… e così via. Un intervento di questo tipo richiederebbe ben oltre il mese e mezzo che lei ha a disposizione, ma avendo ormai dato l’okay a Romeo, decide egualmente di provarci — e poi i soldi fanno comodo, o no? Purtroppo, anche con le migliori intenzioni, il tempo è davvero troppo poco. Un’ottantina di pagine alla settimana — venti al giorno — sono tante per correggere attentamente un testo scritto male. Poniamo il caso, esagerando, che Giulietta impieghi un’ora per correggere in modo dettagliato cinque pagine: al giorno passerà sul testo quattro ore, ritagliando le altre quattro per gli altri lavori — che di certo non può accantonare! Sedici ore alla settimana contando una giornata piena di rilettura delle correzioni: un bell’impegno. Tenendo conto che le settimane che ha Giulietta sono sette, passerà sul libro di Romeo quasi centosettanta ore.

Di certo la povera Giulietta arriverà a un punto in cui, stanca, magari ci darà “un po’ là”, trascurando qualcosa… in fondo, siamo umani, non macchine.

E arriviamo al suicidio letterario.

Ovviamente imputando tutta la colpa al povero editor, che non è così bravo come sembra.

Chiedi a un tatuatore di tatuarti un’enorme rosa con spine sulla schiena in due ore: di certo non farà un buon lavoro. O a un pasticciere di sfornare duecento bignè in un’ora.

Idem per la correzione di un libro.

Per quanto un editor possa essere bravo e avere esperienza, è anche lui umano, quindi pretendere cose straordinarie non è solo controproducente, ma anche dannoso, sia per le tue tasche, sia soprattutto per il tuo libro.

Pensaci, mi raccomando.