Di recensioni e ragnatele nella…

Dopo la bufera e altro (non è una poesia) che si è tirato addosso l’ufficio stampa Il Taccuino, è bene fare una riflessione, ancora una volta, sulle recensioni negative.

Una riflessione che va a toccare due pilastri di qualsiasi Nazione democratica: la libertà di parola e il reato di ingiuria e diffamazione.


Era un giorno come altri…

… o forse solo sembrava.

In effetti le premesse erano le solite di tante altre occasioni: una blogger riceve un libro, non le piace e lo dice apertamente (senza peraltro usare toni forti).

Sarebbe potuta finire così, come tante altre volte, invece ecco la bufera: l’ufficio stampa che evidentemente aveva mandato il libro alla blogger per una recensione, inizia una sequela di offese del tipo: “sindrome da troppe ragnatele nella f**a”, “blog minuscoli che si credono la Rai” e altro che qui non sto a raccontare ma che l’articolo di Open riassume. C’è poi la marcia indietro di questo supposto ufficio stampa, che però si tira addosso altra bufera (sempre Open ha smascherato alcuni comportamenti che sembrano sospetti)… e la storia non sembra finire qui!

Se non fosse che ho (ahimè) avuto una brutta esperienza con questo ufficio stampa, di cui parlerò a breve (il tempo di riunire il materiale a disposizione), questo episodio mi sarebbe passato sopra come tanti altri di maleducazione di cui il web pullula. Invece ho seguito e sto seguendo (con evidente soddisfazione) la vicenda, e voglio dire la mia su un comportamento che purtroppo non è isolato all’affaire Il Taccuino.

editing

Sempre qui siamo

A ‘ste benedette recensioni.

A volte mi sembra davvero che per molti sia questione di vita o di morte.

In un post avevo già parlato di come si dovrebbe reagire di fronte a una recensione negativa, e di certo non era contemplato riempire di ingiurie una povera blogger che ha cercato con tutto il tatto possibile di dire che il libro non le è piaciuto (e puoi ben rendertene conto anche tu qui), tra l’altro non dalla casa editrice e tanto meno dall’unica che potesse sentirsi tirata in ballo, ossia l’autrice, ma da un ufficio stampa che dovrebbe solo mettere in relazione autori e recensori, organizzare interviste, presentazioni o altro.

Che questi tizi fossero maleducati lo avevo capito io ben prima di questo putiferio, e che loro avessero la tendenza a offendere era successo ben prima della recensione negativa (alla risposta di un autore di non essere interessato perché per 1000-1500 euro avrebbe voluto una promozione di un anno anziché 4-5 mesi ribadivano: “Certo magari anche un pompino”).

Date le premesse, risulta allora lecito domandarsi se effettivamente c’è libertà di parola per chi collabora con autori, uffici stampa o case editrici.

Perché se io ricevo un libro da recensire e non mi piace, e lo scrivo e vengo subissata di infamie c’è qualcosa che non va.

Come a dire: io ti mando il libro (digitale o cartaceo che sia), ma tu recensiscilo bene. Sennò me**a.

Purtroppo Il Taccuino ha fatto emergere qualcosa che esisteva già da anni

Ossia che è bello ricoprire di sterco chi non apprezza il tuo libro. E magari (come ha fatto Il Taccuino) difendersi dicendo: “Tu hai avuto la libertà di dire quello che pensi, e l’ho avuta pure io”. Non rendendosi conto che quelle più che libertà sono offese passabili di denuncia.

Anche a me è successo qualche volta di autori inalberati che non hanno apprezzato le mie recensioni, arrivando a chiedermi di cancellarle perché ledevano la loro immagine (che non ho fatto), e basta andare su Facebook per leggere di scrittori inviperiti perché qualcuno ha parlato male del loro libro.

E attenzione! Sto parlando di recensioni o opinioni negative che non vogliono offendere ma semplicemente hanno espresso il proprio parere nei limiti del rispetto altrui.

Quindi mi domando: perché chiedere ai blogger di recensire un libro se c’è sempre il rischio che non piaccia e che la recensione sia negativa? Per ricoprirle poi di ingiurie? E che figura ci fanno? Evidentemente a questo non si pensa.

Se io leggo un libro che andrò a recensire, parlerò di tutto. Anche se non mi è piaciuto (basta vedere la mia ultima recensione), e non mi importa se qualcuno ci rimarrà male, perché non ho offeso nessuno ma solo espresso il mio parere. E come me molti altri.

Le recensioni negative sono la bestia di ogni scrittore, ma se sono propositive e costruttive non bisogna alterarsi o, peggio, rasentare la denuncia. Basta un semplice: “grazie”, e la storia finisce lì.

Evidentemente invece bisogna fare “gli spessi” (espressione che usavamo in gioventù per dire “fare la voce grossa”) e divertirsi a offendere, senza sapere (o senza volerlo sapere) che ormai sul web quello che scrivi rimane.

O forse questi del Taccuino sono così pieni di loro (e parrebbe) da poter tranquillamente insultare una blogger perché, testuali parole “hobbista di poco conto che non è nemmeno una giornalista professionista”. Della serie: se la recensione l’avesse scritta La Repubblica mi sarei calato le braghe. Sperando solo che questa vicenda dia il buon esempio e che non sproni altri leoni da tastiera a emulazioni. Ma si sa: la notte leoni, la mattina co…