5 cose che forse non sai del mio primo romanzo

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In tanti mi hanno chiesto e chiedono curiosità sulla mia fatica, “Io sono l’usignolo”.

Perché allora non darti qualche informazione in più?

Magari, se non lo hai ancora letto, potresti esserne incuriosito, chissà.


Una storia durata anni

Io scrivo in modo discontinuo, lo ammetto e non me ne vergogno.

A parte il tempo a disposizione, che quello lo trovi se davvero vuoi fare qualcosa, quando “entro in letargo” (come amo definire i periodi di stallo creativo) è perché sento che non è il momento giusto perché la storia prosegua, e se lo facesse non andrebbe come e dove vorrei.

Per questo le mie storie hanno una lunga gestazione, che può durare mesi se non anni.

È il caso de “Io sono l’usignolo”, visto che le prime bozze le ho scritte verso il 2010.

Per forza di cose dietro questo romanzo ci saranno molti retroscena. Alcuni li tengo per me (meglio!), altri li condividerò adesso.

1) Prima era un horror

Sì, ‘sto benedetto romanzo è iniziato come un horror, e pure la trama era nettamente diversa.

Certo, di base è sempre stata la stessa: il protagonista si trasferisce con la famiglia in un paese e lì trova dei segreti che la sua cocciutaggine spinge a voler scoperchiare a tutti i costi, con conseguenze non sempre rosee (affatto).

Tuttavia la primissima bozza era di una storia horror, e pure molto breve, con il protagonista (che non era italiano, non si chiamava Rubino ma Matthew) che faceva una fine davvero poco dignitosa.

L’antagonista invece non è mai cambiato: l’usignolo, all’anagrafe Florian Chevalier. Pure lui, però, per adeguarsi all’horror, era molto diverso rispetto a quello del romanzo definitivo, forse nemmeno vivo nel vero senso del termine.

Poi la storia è entrata in un letargo durato anni, e quando l’ho rispolverata ho scoperto che grondava acqua. Da qui i vari aggiustamenti.

2) Tutti i luoghi esistono davvero

Scrivi di quello che conosci: un mantra che avrai sentito e letto ovunque, e che a volte serve davvero.

Per “Io sono l’usignolo” mi serviva un piccolo paese con gente chiusa e diffidente, quindi perché inventarlo se già lo conosco?

Tutti i luoghi che hai letto, o leggerai, esistono davvero; solo, ho cambiato loro i nomi.

Perché, mi chiedi? Perché conosco chi ci abita e so che pieno di sé com’è si sarebbe offeso… e di certo non mi andava di creare guerre tra paesi, visto che ci sono già!

Inoltre un tocco di invenzione mi piaceva, visto che l’ambientazione esisteva già.

Chicca solo per te: ecco monte Fermo, o monte Fato, che compare nella storia.

3) Ha avuto ben tre copertine diverse

Di solito quando creo, o faccio creare, la copertina di miei libri non la cambio più, perché sento che è quella giusta.

Chissà per quale motivo, ma per “Io sono l’usignolo” non è stato così.

La prima mi ispirava poco e l’ho cambiata. La seconda è rimasta per un annetto e mezzo, poi mi sembrava poco incisiva e fuorviante (anche se, come dice mia madre, chi legge il libro capisce il senso del fiammifero) e l’ho cambiata di nuovo, affidandola all’illustratrice Alice Pasotti.

Ecco l’evoluzione!

Chissà che non cambi di nuovo idea, ma spero vivamente di no!

4) Ho cambiato svariate volte il PDV

Sicuramente è già capitato anche a te.

Scrivi e scrivi e scrivi, ma qualcosa non torna. E non è la trama, e non sono neppure i vari intrecci o sottotrame che dir si voglia.

È il punto di vista (PDV) a essere sbagliato.

Magari inizi in prima persona e poi a metà ti accorgi che la storia non dà il senso di pathos che avresti voluto. Oppure usi un PDV unico per un solo personaggio ma anche qui ti accorgi che se ne inserissi un altro la storia ne gioverebbe… e così via.

La vecchissima bozza de “Io sono l’usignolo” era, proprio perché la storia sarebbe dovuta essere corta, con narratore onnisciente.

Non vado molto d’accordo con questa focalizzazione, quindi una volta ripreso il romanzo ho cambiato, affidandomi alla mia cara terza persona, narratore interno.

E niente, proseguendo nella stesura ho capito che nemmeno la terza persona suonava bene.

Mi serviva un protagonista che fosse davvero dentro la storia, che la vedesse con i suoi occhi e solo con quelli.

Da qui la scelta dell’io narrante, e ammetto che mi è piaciuta fin da subito, e ho sentito subito “mio” il caro (e criticato) Rubino.

E no, non ho foto sue, mi spiace! Ma di certo non è un manzo o un wrestler o qualcun altro tirato a lucido 😉

5) C’era uno spin-off

In realtà c’è ancora, solo che, appunto, è ancora lì.

L’idea era di affiancare, durante la narrazione in prima persona, alcuni pezzi in terza con protagonista l’usignolo e un altro personaggio molto importante che non ti svelerò; questo per rivelare alcuni retroscena.

I miei beta reader però mi hanno tutti sconsigliato queste divagazioni o flashback che dir si voglia, perché sembravano messi lì per caso e spuntare proprio come funghi.

Ho quindi rimosso il tutto e lasciato lì a decantare, ma sarebbe uno spin-off che i lettori che anno apprezzato il libro potrebbero leggere volentieri.

Chissà.

Questo è il mio romanzo,

e se non l’hai ancora letto e le curiosità ti hanno, che brutto ripetere, incuriosito, lo trovi in tutti i negozi online e puoi ordinarlo in libreria.

Giusto per completezza, qui c’è un estratto.

E qui il link all’acquisto, tanto per dare una call-to-action 🙂