Il conflitto del protagonista

Ogni protagonista si trova davanti a un conflitto che lo spinge ad agire e a effettuare alcune scelte.

Pensa ai protagonisti dei romanzi che hai letto e vedrai che tutti sono spinti da qualcosa.

Frodo Baggins, ad esempio, deve raggiungere il Monte Fato e distruggere l’Anello.

Non c’è storia senza una situazione conflittuale, che metta in pericolo il nostro protagonista, un qualcosa che il nostro protagonista deve risolvere.

Immagina un romanzo dove va tutto bene: l’unica sensazione che proverai sarà la noia.

Ma come strutturare il conflitto del protagonista?

In questo articolo ti darò alcuni consigli su come strutturare al meglio la base conflittuale che spingerà ad agire il tuo protagonista.

Tipi di conflitto

Ti ho già anticipato in un precedente articolo come esistano, secondo lo scrittore James Scott Bell tre tipi di pericolo da cui partire per generare una situazione di conflitto:

  1. Morte fisica;
  2. Morte psicologica;
  3. Morte professionale.

Mote fisica

La morte fisica la conosciamo tutti. È la morte nel senso letterale del termine.

Numerosi romanzi fondano il conflitto su questo aspetto. È quello utilizzato in larga parte, sia nei thriller, nei gialli, ma anche nei fantasy.

Nei romanzi di Stephen King, ad esempio, c’è sempre quell’entità che perseguita il protagonista, che lo spinge ad agire per evitare di essere ucciso. La protagonista di Rose Madder ad esempio, fugge dalle grinfie di suo marito, uno psicopatico che non ci penserebbe due volte a farla fuori. Richard Cypher , protagonista indiscusso di tutta la serie fantasy La spada della verità, di Terry Goodkind, è sempre in pericolo di vita.

Morte psicologica

La morte psicologica fa riferimento a un aspetto interiore del personaggio.

Pensa a un romanzo d’amore: “Senza di lui la mia vita è perduta”, “Senza di lei non sono niente”.

È una sorta di morte interiore del protagonista, che avviene quando egli non riesce a raggiungere il suo scopo, che è così importante da causargli, in caso di “sconfitta”, una morte psicologica.

In “Ci rivediamo lassù” di Pierre Lemaitre, Albert ed Édouard, reduci della Prima Guerra Mondiale, architettano una truffa ai danno dello stato per prendersi una rivincita. Entrambi sanno che, se questa truffa sarà scoperta, decreterà la fine per loro. Una fine psicologica, non fisica, perché entrambi saranno relegati di nuovo ai margini della società. E non dimentichiamoci che rischiano anche il carcere!

Morte professionale

È tipica, ad esempio, dei legal thriller. Se il detective non risolve il caso, perderà il lavoro; se l’avvocato non riuscirà a far condannare l’assassino e vendicare così l’amata moglie, si licenzierà; se il giornalista non troverà un articolo interessante, perderà il posto, e così via.

Come creare una situazione di conflitto

Appurato che, se vuoi che il tuo romanzo vada avanti e attiri il tuo lettore, deve esserci un conflitto, dobbiamo capire in che modo generarlo.

Per creare una situazione di conflitto è semplice tenere a mente questa frase:

qualcosa deve accadere

Se in un romanzo non accade qualcosa, il romanzo è noioso. E la noia è molto pericolosa.

In ogni romanzo deve succedere qualcosa, un punto in cui la vita del protagonista si modifica per sempre e lo spinge ad agire. Come ci dice Fabio Bonifacci nel suo corso di scrittura creativa, “Una buona storia è ciò che produce la domanda “E poi cosa succede?” in qualsiasi punto venga interrotta.”

E la domanda “E poi cosa succede?” da cosa viene generata? Dal conflitto.

Il protagonista deve SEMPRE reagire. Non può cacciare la testa sotto la sabbia come uno struzzo. E dalle sue azioni si dipanerà il corso della storia.

Facciamo un esempio:

Diego è un uomo di quarant’anni separato che si è appena licenziato dallo studio legale per cui lavorava per aprire uno studio fotografico (situazione attuale). Il punto di svolta è quando sua figlia Margherita, che non sente da cinque anni, gli manda un sms chiedendogli di raggiungerla in una città che chiameremo X. Diego non sa se accettare o no ma, alla fine, decide di sì perché vorrebbe riallacciare i rapporti con la figlia. Inoltre X è la città dove andava da ragazzino, in vacanza dagli zii, e dove, vent’anni prima, suo cugino e suo migliore amico è scomparso in circostanze misteriose. Reazione del protagonista: Diego parte per X.

Non esiste IL modo di creare una situazione di conflitto. Ogni romanzo è a sé stante. Potrei farti altri mille esempi, inventati o no, e ogni volta il conflitto sarà diverso.

Tieni conto, però che ogni storia deve seguire un certo criterio:

conflitto del protagonista

  • Primo atto (setup): in questa prima parte presenti i personaggi, la situazione e il conflitto. È il punto in cui il protagonista inizia il passaggio dalla situazione attuale a quella conflittuale.
  • Secondo atto (confrontation): è tutta la parte della storia dove il protagonista si trova davanti ostacoli e problemi che gli impediscono di raggiungere il suo obiettivo, di risolvere il conflitto. Puoi inserire mini crisi, mini situazioni di pericolo che porteranno tutte al climax finale.
  • Terzo atto (resolution): climax e la sua risoluzione. Tutti i nodi vengono al pettine, e il protagonista può trovarsi (irrimediabilmente) cambiato.

James Scott Bell parla di Doorway of No Return il punto in cui il protagonista è messo faccia a faccia con il conflitto e non può più tornare indietro. Un altro punto è quello che conduce alla risoluzione finale, il secondo doorway per Bell: l’evento grazie (o a causa) del quale il protagonista si trova ad affrontare lo scontro finale.

In sostanza, il primo Doorway si può posizionare tra l’atto uno e l’atto due, il secondo Doorway tra l’atto due e l’atto tre. Sono due punti di svolta, punti in cui il romanzo prende una certa piega — e niente è più come prima, non si può più tornare indietro.

Un altro modo in cui puoi strutturare il tuo romanzo e la situazione di conflitto è tenendo conto della struttura tipica del fantasy.

conflitto del personaggio

Frodo Baggins vive nella Contea insieme agli altri Hobbit (ordinary world). Gandalf il Grigio arriva una sera d’estate, e reca con sé notizie funeste. L’anello custodito con tanta cura da Bilbo, zio di Frodo, e dato in eredità a quest’ultimo molti anni prima, è l’Anello di Sauron, l’Oscuro Signore. Gandalf sprona Frodo ad abbandonare la Contea per non mettere in pericolo i suoi abitanti (the call). Frodo è costretto a lasciare la sua casa insieme al fedele servitore Sam (answering the call). Le varie challenge cui dovrà far fronte Frodo sono narrate lungo tutti i tre libri di Tolkien, al quale si affiancano le vicende di Aragorn. Il test finale, per Frodo, è lo scontro con Gollum sulla sommità del Monte Fato. Una volta conclusa la missione, Frodo può finalmente fare ritorno alla Contea (the return), anche se…

Qualche che sia lo schema che usi nel momento in cui elabori la scaletta del tuo romanzo, è essenziale che tu abbia sempre presente la situazione di conflitto che spinge il tuo protagonista ad andare avanti.

Il conflitto del protagonista

Il conflitto non fa solo sì che il protagonista agisca e reagisca in una certa maniera, portando avanti la trama. Il conflitto modifica anche l’aspetto interiore del protagonista.

È quello che in inglese si chiama charachter’s arc, l’arco di trasformazione del personaggio.

conflitto del personaggio

Nell’esempio precedente, proviamo a strutturare l’arco di trasformazione di Diego:

  1. Diego è un ex avvocato che vuole rifarsi una vita aprendo uno studio fotografico;

  2. Riceve un sms dalla figlia che gli dice di raggiungerla a X, città dove suo cugino scomparve vent’anni fa;

  3. Diego reagisce: si mette in macchina e raggiunge la città;

  4. Diego scopre che sua figlia è stata in realtà rapita da quel cugino che credeva morto;

  5. Climax: confronto finale tra Diego e il cugino. Può terminare con la salvezza di Diego e della figlia, con la morte del cugino o con la morte della figlia. In ogni caso, da questa vicenda Diego ne esce completamente trasformato.

Veronica Sicoe ci parla di tre tipi di character’s arc:

  1. Change arc (cambiamento): il protagonista cambia radicalmente, ad esempio da antieroe diventa buono (esempio?);
  2. Growth arc (crescita): il protagonista ha superato un’opposizione interna che lo ha reso migliore, ad esempio ha superato una paura che lo bloccava;
  3. Fall arc (caduta): il protagonista cambia, ma in negativo.

Ti consiglio di leggere anche la guida di K.M Weiland (How to Write Character Arcs).

Riassumendo

Ogni storia deve contenere in sé uno o più conflitti.

Il tuo protagonista deve essere sempre messo davanti a un conflitto che, in qualche modo, stravolga il suo mondo e lo costringa ad agire.

Senza conflitto, senza una situazione di pericolo che impone al protagonista di effettuare determinate scelte, un romanzo rischia di non essere interessante.

Il conflitto non impone soltanto delle scelte, ma può cambiare radicalmente il mondo e la visione del protagonista. Pensa a Luke Skywalker di Star Wars.