Come scrivere una descrizione accattivante: i personaggi

In un mondo che predilige ormai messaggi di alto impatto visivo, anche la scrittura ha dovuto adattarsi.

Il lettore ama sempre più spesso immagini vivide e visive, che gli restino in mente.

Ma come rendere accattivante una descrizione?


Image by Sasin Tipchai from Pixabay

Personaggi = anima del romanzo

Non starò troppo a dilungarmi sul perché dovresti costruire personaggi reali e verosimili, ne ho parlato diffusamente in molti miei articoli (che puoi vedere qui).

Una volta creati, i personaggi, che siano protagonisti o comparse o altro, devono sapersi muovere nella scena e agire in base al loro carattere.

Il miglior modo per rendere interessanti i tuoi personaggi è farli muovere e parlare, e fare in modo che da lì emerga la loro personalità, piuttosto che usare generiche informazioni astratte.

E quando si tratta di descriverli?

Descrizioni statiche e descrizioni mostrate

Anche in questo caso, è impossibile parlare senza tirare in ballo il famoso show, don’t tell.

Non dico sia uno dei cardini della scrittura creativa moderna, ma senza dubbio è uno degli aspetti basilari da conoscere.

Anche per le descrizioni.

Pensa ai libri che hai letto. Di quanti ricordi la descrizione di un personaggio? E di quanti te la sei dimenticata appena arrivato alla fine?

La differenza tra ricordare e dimenticare sta nella capacità dello scrittore di rendere vivo il suo personaggio con descrizioni e dettagli che rimangano impressi nella mente del lettore.

Giocherà allora sull’originalità e l’impatto visivo, anziché limitarsi a descrivere genericamente le fattezze di un personaggio.

Un esempio di descrizioni visive e molto funzionali l’ho trovato in un vecchio romanzo di Vassalli, “La chimera”: oltre ad avere una penna ironica ma delicata, l’autore riesce a giocare su piccoli particolari, a volte quasi irrisori, ma che fanno risaltare, e ricordare, ogni singolo personaggio, che sia primario o di contorno.

Ecco ad esempio come ci viene presentato monsignor Cavagna, a detta di tutti “l’oca bianca più che burro” (e ora vedremo il perché):

… perché il poveretto, che veniva da una zona del novarese ricchissima di oche, sembrava lui stesso un’oca, anzi un ocone smisurato, nell’andatura e nella voce e nella struttura fisica; aveva infatti un gran sedere, spalle strette e una testolina da bambino su un lungo collo che muoveva camminando, come per curiosare ai due lati della strada.

Descrizione a mio avviso suggestiva che ci fa subito capire come il Cavagna sia una persona goffa e dinoccolata. Ma avrebbe avuto tutt’altro risultato scrivere semplicemente che “egli pareva un’oca da quanto era goffo”.

Del vescovo Bascapè, uno dei personaggi principali del romanzo, ci vengono dati di volta in volta alcuni indizi del suo carattere, a partire da quando egli stesso si definisce un “cadavere” fino a quando, dato lo stress degli avvenimenti, non rischia di diventarlo davvero.

In questo passaggio ci viene mostrato un particolare del vescovo, a mio avviso più importante di qualsiasi altra descrizione lunga e noiosa:

… avrebbe anche potuto essere una mano femminile, se le nocche non fossero state così grandi e se non ci fossero stati tutti quei peli, neri e lucidi come seta, che ne infioravano il dorso, spingendosi giù giù sino alla seconda falange delle dita.

Non solo aspetto fisico ma anche atteggiamenti.

Ecco le caratteristiche principali del frate Manini:

«Spiega dunque di che si tratta » , disse il frate; protendendosi verso la ragazza con un interesse forse eccessivo per quella domanda, ma spontaneo e nient’affatto caricaturale. Manini era così. Qualsiasi cosa dicesse, ed a chiunque, i suoi grandi occhi grigioazzurri si spalancavano o s’incupivano nel pallore del viso, le ciglia battevano a tempo, minime righe d’espressione si formavano o si spianavano.

E per finire, come scrivevo prima, alle descrizioni viene reso onore anche per quanto riguarda comparse e personaggi del tutto secondari, che compariranno una volta e basta.

È il caso del capo dei lanzi e di un testimone al processo di Antonia. Nel primo caso, esemplare la descrizione mostrata piuttosto che raccontata di una persona di alta statura.

Li comandava un autentico gigante, con grandi baffi e grandi basette del colore della stoppa: così alto che, per entrare nell’Osteria della Lanterna doveva piegare la testa e anche la schiena; e poi ancora, una volta dentro, doveva camminare piegato per non dare di capo contro le travi del soffitto.

… si presentò davanti all’inquisitore un omiciattolo così basso, che di là dal tavolo se ne vedeva solo il viso. Un viso da folletto: una gran fronte prominente, due occhi dilatati, pochi ciuffi di pelo risso sulla nuca e tutt’attorno alle guance; pochi denti, in una gran bocca vuota. Un tic nervoso, a intervalli regolari, muoveva la parte destra di quel viso, imprimendovi una sorta di smorfia.

Qual è quindi una descrizione perfetta?

In realtà LA descrizione perfetta non esiste.

E questo sempre per il solito motivo che ogni storia ha le sue esigenze: in alcune puoi non descrivere nulla che la trama funziona ugualmente, altre perderebbero vitalità qualora mancasse quel tocco di colore in più.

Non esistono misure estreme come la totale assenza di descrizioni o le descrizioni a tutti i costi: sei libero di fare quello che credi, sempre nel rispetto del tuo romanzo, dei suoi bisogni.

È logico che se stai scrivendo la scena d’azione di un thriller carico di suspense, interrompere la narrazione per descrivere com’è vestito il killer spezza la tensione (e infastidisce il lettore). Diverso il caso per i fantasy, laddove viene sempre lasciato un certo margine nelle descrizioni, e questo proprio per arricchire l’ambientazione.

In ogni caso, è sempre meglio focalizzare l’attenzione su descrizioni mostrate anziché statiche (ossia raccontate).

Dire che Maria è bellissima e minuta non mostra nulla, dire che tutti si voltano quando Maria passa, anche se è così piccola che sulla metro rischiano di schiacciarla, è un’altra.

Ecco allora alcuni consigli su come vivacizzare le tue descrizioni

1* Focalizzati sui dettagli anziché sull’immagine globale. Ci sono tantissime persone bionde, cos’ha di diverso il tuo personaggio? Forse quella ciocca bianca proprio sulla fronte? O magari li porta perennemente sul viso per coprire le orecchie a sventola?

2* Il lettore si chiederà sempre il motivo dei tuoi giudizi, quindi cerca di motivarli da subito. In altre parole, non generalizzare. È facile scrivere che Mario è bellissimo, ma per quale motivo? E per chi? Per il narratore, per il protagonista, per qualcun altro? E soprattutto: come è bellissimo?

3* Non dare nulla per scontato: tu puoi sapere, nella tua mente, perché Maria si veste in modo strano, ma il lettore no. Spiega quindi ogni affermazione. O meglio: mostrala.

4* E sì: mostra, non raccontare! Non limitarti a descrizioni piatte, generiche, che non rivelano nulla, ma cerca di far capire attraverso le azioni com’è un personaggio. Come nell’esempio precedente, il capo dei lanzi così alto che deve stare chinato nell’osteria per non rischiare di dare una capocciata sul soffitto.

Le descrizioni fanno parte della storia, l’arricchiscono, ma solo se scritte bene.

In altre parole, ogni descrizioni deve richiamare un’immagine nel lettore; in caso contrario, continuerà a leggere senza memorizzare, e spesso se ne sarà dimenticato qualche minuto dopo.

editing