Come (non) mandare il tuo libro a un editore

Oggi ti parlerò di come NON comportarti con un editore.

Regole non scritte e nemmeno dette, e forse neanche sono regole, però un bon ton esiste comunque, e va seguito.

O forse è meglio capire cosa non fare, e il resto verrà da sé.


Case editrici che vai, regole che trovi

Di norma, ogni casa editrice ha una serie di regole che devi rispettare prima di inviare il manoscritto: il formato preferito, eventuali formattazioni, il tipo di file richiesto (.doc, .docx, .pdf, formato cartaceo…), e così via.

Tanti editori hanno anche un calendario in cui accettano proposte, scaduto il quale non puoi più inviare nulla.

Capita anche che una casa editrice non dica niente.

Quale che sia la situazione, devi seguire alcune regole, quantomeno di bon ton, per porti nel miglior modo possibile; magari il tuo libro poi non lo pubblicano lo stesso, ma presentarsi bene è già un biglietto da visita.

Cosa non fare, quindi?

Non seguire le regole

Be’, la prima cosa da non fare è non seguire le regole.

Se una casa editrice chiede il testo in formato esclusivamente PDF, o se lo chiede formattato Times New Roman corpo 12, perché inviarglielo in formato .odt, Comic Sans corpo 15?

A parte il poco senso, dimostra che non hai letto le loro norme editoriali, e già solo per questo potrebbero rifiutartelo.

Ad esempio, nella collana che gestisco di PubMe, Policromia, chiedo espressamente una sinossi comprensiva di finale e il solo primo capitolo. E mi arrivano romanzi interi, a volte senza sinossi.

Non sono così fiscale da rifiutare in toto questi romanzi, anche se come vedrai continuando a leggere lo sono per altri aspetti, però ciò mi indispettisce.

Se un editore dà delle regole, vuol dire che c’è un motivo, e non perché piace a lui. Magari in redazione hanno più dimestichezza a leggere un libro su Word che in PDF, che so io.

Sincerati quindi di seguire attentamente tutte le loro disposizioni.

Inviare i manoscritti quando le selezioni sono chiuse

Le selezioni sono chiuse: cos’altro ci sarebbe da dire?

Se l’editore non accetta altri manoscritti, magari perché deve smaltire i precedenti, non li accetta. Punto.

Inutile mandarli perché li cestinano sicuramente.

Non presentarsi

Le proposte più memorabili sono quando in redazione arriva la mail con solamente l’allegato contenente il manoscritto.

Non una parola di presentazione, nemmeno una frase!

Cestinati senza nemmeno leggerli.

Non dico che devi raccontare la tua vita da quando sei nato, ma almeno una breve presentazione che faccia capire all’editore chi sei, e magari perché hai scritto questo libro?

Non presentare il tuo libro

Perché il tuo editore dovrebbe leggere il tuo libro e non un altro?

Sì, lo capirà leggendo il manoscritto, ma se lo invogli ne sarà ancora più incentivato.

Oltre alla tua presentazione, è bene inserire anche qualcosa sul tuo libro che induca alla curiosità.

Ovviamente evitando autocelebrazioni del tipo “ho scritto questo libro perché mi reputo un bravo scrittore e la mia storia sarà senza dubbio il prossimo caso editoriale”.

Io sono portata a cestinarli, anche perché nella maggior parte dei casi questo supposto caso editoriale è stracolmo di orrori grammaticali.

Non mandare la sinossi

Ritornando all’esempio di prima: autori che inviano il proprio libro senza presentarsi… e che non inviano nemmeno la sinossi.

La sinossi è il biglietto da visita del tuo libro, e quindi devi inviarla! E se ti chiedono comprensiva di finale, inviala con il finale, senza aver paura di svelare.

L’editore dovrà comunque leggere il tuo libro dall’inizio alla fine, e se ha una scaletta degli avvenimenti, compreso il finale, potrà farlo più agevolmente; e chissà che non sia proprio il finale a indurlo a pubblicarti!

C’è poi il caso di chi manda la sinossi e il finale del libro… e basta. Sì, è capitato anche questo. Devo dirti com’è andata?

Un breve cappello sulla sinossi.

Non è questo il luogo in cui scrivere come dovrebbe essere, perché prenderei tantissimo spazio, però ti basti sapere che deve raccontare il tuo romanzo e indurre alla curiosità. E non deve contenere elementi superflui o che nel libro non ci sono… solo perché magari l’editore sarà più incuriosito. Né devi scrivere che hai optato per un punto di vista rispetto a un altro e il motivo, o le tue scelte stilistiche. L’editore vuole conoscere la tua storia, e basta.

Inviare un testo graficamente orribile

Poniamo il caso che un editore non dia delle norme da seguire, e sei tu a scegliere come mandare il manoscritto.

Certamente hai piena libertà di formattare il tuo testo come più gradisci, ma anche quello è un biglietto da visita.

Mandarlo tutto in corsivo, o in grassetto, o con interlinea 40 solo perché così sembra più lungo, o peggio mandarlo con font improponibili (come calligrafici e compagnia), fa davvero un brutto vedere.

Quando lo formatti, pensa anche a chi dovrà leggerlo: non usare font strani e metti una grandezza che sia facilmente leggibile, soprattutto se mandi PDF, che non sono modificabili. Se puoi, usa un allineamento e una spaziatura paragrafi uniforme.

Un testo scritto in monotype corsiva corpo 8 sfido chiunque a leggerlo! E pure un testo un po’ allineato a destra e un po’ a sinistra, e pure un po’ giustificato, con spaziatura caratteri prima strettissima e poi laaaarga.

Inviare un testo senza averlo riletto

Tanti fanno economia nella rilettura perché, presi dalla foga di voler pubblicare il proprio libro, appena lo terminano lo mandano in casa editrice così com’è, senza nemmeno rileggerlo.

E vai di refusi, sviste, tripli quadrupli quintipli spazi e a capo ad minchiam!

Per non parlare degli errori di sintassi e grammaticali, che “li lascio perché tanto poi c’è l’editore che li corregge”.

Stamattina ho cestinato quattro manoscritti solo perché scritti coi piedi. Questo è il paletto che metto nella mia collana: il testo può essere bellissimo e interessante, ma se scritto male, con errori anche di prima elementare, non lo prendo nemmeno in considerazione.

Ormai tutti i software di scrittura, come Word, Open Office e Pages hanno la correzione automatica degli errori, e ti sottolineano con un bel rosso le parole scritte male ed eventuali errori grammaticali. Le versioni più recenti di Word avvisano anche di errori di sintassi. Quindi già solo per quello la gran parte degli strafalcioni dovresti toglierla tranquillamente.

Chi non lo fa non ha riletto il suo testo (ho orrore solo a pensare che non sa perché i suoi errori siano tali, o che crede che sia Word ad aver sbagliato).

Come scrivevo all’inizio, magari il tuo libro non lo pubblicano lo stesso, ma se segui questi pochi accorgimenti, hai di certo qualche chance in più. Basta poco, davvero. Ed è meglio spendere un’oretta in più a rivedere il proprio libro e a seguire le norme di ogni CE che aspettare in un esito che mai arriverà, o che sarà negativo.

C’è poi chi si autopubblica dopo il quarantesimo rifiuto perché “l’editore non ha capito l’importanza del mio romanzo per il panorama editoriale”… ma questa è un’altra storia.

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