La virgola, questa sconosciuta (o stra-abusata)

Da lettrice, chiudo gli occhi se in qualche libro trovo errori sparsi qua e là; non parlo solo di emergenti ma anche di case editrici molto famose. Eppure quando si tratta di virgole mi vengono sempre i brividi.

Il mio libro di grammatica delle superiori riporta questa sintetica definizione:

La virgola indica una pausa breve.

Orbene, tutti noi sappiamo come utilizzare la virgola. La conosciamo talmente bene che vi viene automatico inserirla in una frase. È un po’ come se facesse parte di noi. Eppure è questa “automaticità” che, talvolta, ci fa sbagliare. Ed essendo l’uso della virgola così consuetudinario, non ce ne accorgiamo.

Quando viene usata la virgola?

Per dividere una frase, logicamente. Ad esempio nelle enumerazioni e nelle descrizioni, oppure in frasi collegate per asindeto (“Mi alzai, presi la borsa, uscii di casa e mi avviai lungo la strada”). Viene anche usata per separare le proposizioni principali da quelle secondarie, soprattutto se vengono impiegati congiunzioni come ma, però, anzi. Infine, viene usata quando ci si rivolge a qualcuno, interpellandolo (“Marco, vai a fare la spesa”).

Talvolta siamo un po’ scettici nell’uso della virgola, dubbiosi se metterne una in più o in meno. A volte tale differenza non si sente neanche. Altre volte, una frase assume un significato completamente diverso a seconda che la virgola sia presente o meno. Ad esempio:

«È lei Maria?», disse la donna.

Proviamo ad analizzare con attenzione il dialogo: tre semplici parole, ma che cambiano drasticamente in assenza o in presenza di quella minuscola ondina tanto vituperata.

«È lei Maria?», ci dà un’informazione generica: la donna del dialogo sta chiedendo se qualcuno, presente nella narrazione, si chiami Maria.

Ma se aggiungiamo la virgola tale affermazione cambia: «È lei, Maria?». In questo caso può darsi che la donna stia chiedendo al proprio interlocutore se si chiami Maria. Sarebbe stato più semplice, forse, e meno contraddittorio riformulare il dialogo così: «Maria, è lei?». E tanti saluti.

Ecco un esempio tratto dal mio libro di grammatica che aiuta molto a far capire questo aspetto:

I ragazzi che non lo conoscevano sono stati conquistati dalla sua simpatia.

Si capisce perfettamente che i ragazzi di cui si parla non conoscevano il soggetto, ma non tutti i ragazzi. Solo, appunto, quelli che non lo conoscevano.

Aggiungendo qualche virgola, la frase cambia connotati:

I ragazzi, che non lo conoscevano, sono stati conquistati dalla sua simpatia.

In questo caso si parla di tutti i ragazzi: nessuno dei presenti conosceva il soggetto.

Vedete come l’aggiunta di una semplice virgola possa cambiare drasticamente la nostra frase?
Spesso leggo periodi e dialoghi dove la virgola non è presente quando ci si rivolge a qualcuno.

«Ti prego Maria dimmi che sei tu».

Non vi suona male, quell’assenza di virgola? A me sì.

Al contrario, suona ancora peggio l’uso troppo frequente di questo segno:

Il ragazzo si voltò, preoccupato, e, impaurito, guardò verso la porta, che era accostata.

Occhio, non c’è nessun errore di contenuto in questa frase, forse si tratta di stile. Dando qualche sforbiciata qua e là, la frase potrebbe venire così:

Il ragazzo si voltò, preoccupato. Impaurito, guardò verso la porta accostata.

Forse così suona meglio. Ripeto: in quest’ultimo caso è tutta questione di stile e di ritmo narrativo. Se poi mostrassimo, invece, che il soggetto è preoccupato e smarrito, sarebbe un ulteriore passo avanti, ma questa è un’altra storia…

Quando la virgola non deve essere usata?

Tra soggetto e verbo (“Mario, andò a casa”).

Tra il verbo e il suo complemento oggetto (“Martina compra, un gelato”).

Tra proposizione principale e subordinata (“Fammi sapere, quando chiama”)

In genere la virgola non si mette neanche davanti alle congiunzioni né, o, oppure. Non si usa neanche davanti alla seconda congiunzione di una correlazione (“Sia io sia mio fratello abbiamo i capelli biondi”). In questi ultimi casi, però, spesso ho trovato delle eccezioni.

Molte regole di utilizzo della virgola sono, appunto, regole, e vanno seguite con attenzione. In altri casi, è tutta una questione di stile. Personalmente apprezzo frasi brevi e secche, anziché lunghi periodi intervallati da virgole. Però di recente ho letto un romanzo di Lemaitre dove il suo stile imponeva un certo numero di virgole e frasi lunghe. E il libro è bello ugualmente 🙂

Atteniamoci, quindi, alle regole basilari sull’utilizzo della virgola, e usiamola con parsimonia, laddove è strettamente necessario.