Autori meritevoli (o che vendono soltanto di più?)

Ormai lo leggiamo ovunque: pubblichiamo, promuoviamo, recensiamo, aiutiamo, diamo spazio ad autori meritevoli.

Il che sarebbe un bene, perché anche nella scrittura ciò che conta (dovrebbe contare) è il merito.

Ma è davvero così?


L’autore meritevole

Se mi segui da un po’, sai che la mia lettura del mondo editoriale è spesso controcorrente e talvolta critica.

Però quello che voglio con il mio blog è non solo smascherare certe furberie, ma anche far capire che, sebbene te la vogliano mettere sul piatto d’argento (facciamo anche d’oro), non è che sia così tutto rose e fiori.

Prendiamo oggi la definizione di “autore meritevole”.

Se sento questo nome mi vengono subito in mente i grandi autori della narrativa (italiana e straniera), persone del calibro di Manzoni, Fitzgerald, Maupassant, Cervantes, Dickens, e così via.

E poi ci sono tanti altri scrittori meno famosi o semisconosciuti che però meritano (appunto) questa etichetta perché hanno dimostrato e dimostrano di saperci fare con la penna (scorri le mie recensioni per scoprire quali sono).

Ciò che accomuna un bravo scrittore, quindi meritevole, è perciò la capacità di generare emozioni (anche negative) nel lettore, la potenza con la quale riesce a mandare un messaggio, la bravura con cui dispone in fila le parole.

Insomma, un autore che merita di essere definito tale.

editing

L’autore che vende

Peccato che spesso purtroppo non sia così.

Bastano davvero pochi esempi poiché tu capisca che per molti l’autore meritevole non è perché è bravo ma perché vende.

Molti blogger, giornalisti, quelli che ormai vengono definiti opinion leader preferiscono recensire autori conosciuti, famosissimi, appoggiati da case editrici di un certo livello. Sdegnano il resto. Non ho nulla contro, per carità, ma è un dato di fatto: su richiesta di una segnalazione o recensione da parte di una grande CE ci sono 49 commenti, che scendono a 5-6, se siamo fortunati, per piccoli autori o editori.

Un autore esordiente o che ha già nel suo pacchetto più libri è forse meno meritevole di scrittori famosi solo perché in pochi lo conoscono? Direi proprio di no, e lo stesso vale per piccole CE che faticano a farsi conoscere.

Su che basi un ufficio stampa (serio, eh, non come certi) o gruppi che aiutano gli autori scelgono un libro anziché un altro? In base al suo contenuto, a com’è scritto, o a quanti like prende l’autore su Instagram, Facebook e così di seguito?

Un libro viene promosso perché merita o perché l’autore ha conoscenze e garantisce visibilità anche (e soprattutto) a chi lo promuove?

Sono domande scomode, lo so, ma è giusto porsele, soprattutto perché se effettivamente non è il merito l’unità di misura ma è altro (vendite, forza sui social, conoscenze, amicizie), allora piccoli autori che conoscono in pochi ma che sono davvero bravi difficilmente riusciranno a emergere.

E il panorama editoriale sarà sempre appannaggio di quei due o tre soliti (che spesso non so nemmeno cosa scrivano: letteratura? Pensando alle sfumature di grigio mi vengono numerosi dubbi).

Il mio richiamo è quindi sempre lo stesso: cerchiamo di dare una mano a scrittori bravi ma sconosciuti, non fermiamoci se non hanno nessuno alle spalle o se la CE da cui provengono è piccola. Potremmo perdere delle perle che difficilmente si ripresenteranno.