Tempo fa ho scritto un articolo su alcuni cliché che consiglio di evitare (eccolo qui!).

Visto però che i cliché crescono davvero come funghi, ne ho preparati altri.

Buona (spero) lettura!


Ah, il mare…

In seguito all’ennesimo (è proprio il caso di dirlo) scenario marittimo in cui la protagonista si fonde con il mare eccetera eccetera, mi sono domandata: non è che anche ’sto povero mare sta diventando un cliché?

A ben pensarci ne ho letti davvero tanti di libri in cui la protagonista (raramente il protagonista) è un tutt’uno con il mare. Mare che è infinito, raggiunge l’orizzonte, è calmo, pacifico, o al contrario (ma capita poco) burrascoso, in tempesta, con alti marosi e chi più ne ha e più ne metta…

Eh povero mare, dai! Lasciamolo per qualche tempo in pace e dedichiamoci ad altri scenari: le montagne, i fiumi, i laghi, i boschi… Anche questi offrono scenari suggestivi, e magari anche più originali del solito mare che, io ve lo dico, un po’ ha stancato.

Di rara bellezza

La protagonista femminile è di solito, ahimè, di rara bellezza, capelli morbidi color del grano, occhi azzurri, volto da Madonna…

Questo cliché getta le radici davvero in là nel tempo, tant’è che troviamo rare bellezze anche in molti classici.

D’accordo, ma non è che perché questo è scritto in un classico che dobbiamo prenderlo come regola d’oro e farlo nostro!

Pensiamoci bene: in certe storie cosa cambia se la protagonista è di rara bellezza o se è un essere comune? Niente. Proprio niente. O forse sì se la storia è basata su un concorso per Miss Italia… ma anche in questo caso, vuoi mettere la “pallosità” di una storia in cui, visto che la protagonista è di rara bellezza, questa vincerà sicuramente, e la suspense di una storia in cui la protagonista scopre di non essere così bella come ha sempre creduto, tutte le sue certezze si frantumano e dovrà ricostruire se stessa…?

Specchio specchio delle mie brame…

Altro cliché (strano a dirsi) super-usato: le descrizioni allo specchio.

Non sappiamo come descrivere il nostro personaggio, e riteniamo sia qualcosa di indispensabile ai fini della storia, quindi optiamo per l’escamotage che ci sembra il più originale e azzeccato: facciamo che il personaggio si descriva allo specchio.

E quindi si rimirerà osservando i capelli color XXX, la piega delle labbra XXX, gli occhi color XXX, il fisico, e via andare.

Non solo le descrizioni allo specchio sono ormai stra-usate, ma anche se non lo fossero, non servono a molto. Quante storie ben riuscite non hanno nemmeno una descrizione dei propri personaggi? Contale: ti stupirai!

Di rara bellezza parte seconda

Questa volta la nostra protagonista non si sente affatto bella, e forse nemmeno lo è. In genere è un maschiaccio, oppure si veste con tute sformate, per nascondere non si sa poi bene cosa (spesso, cliché del cliché, è bellissima ma non sa di esserlo e quindi si infagotta in sformati di patate).

Ma poi… magia!

Le viene (di solito) imposto di indossare un abito elegante, vuoi per una festa o altre ricorrenze importanti, e lei, guardandosi allo specchio (ma va’!), si scopre improvvisamente la nuova Afrodite e, doppia magia!, da ragazza insicura e con mille fisime si trasforma nella femme-fatale che tutti gli uomini desiderano.

Posso essere sincera? No, meglio di no…